giovedì 17 dicembre 2009

Petizione per la liberazione di Luca Tornatore consegnata al console di Danimarca

Oggi, alle 17,00 una delegazione di colleghi di Luca Tornatore, arrestato nella notte tra il 14 e il 15 dicembre a Copenhagen, ha consegnato al console di Danimarca in Trieste la seguente petizione:

We are surprised by the allegation that has been raised against our colleague Luca Tornatore of being involved in riots in Copenhagen on the night of December the 14th. We know Luca as a talented scientist, expert in computer science and in cosmology, author of more than 20 scientific articles in peer-reviewed journals, and joins his research with activism in the fields of climate change and sustainability. We express our hope that his position will be clarified as soon as possible, so as to allow him to get back to science.

Lucia Abbo, INAF, ricercatrice
Francesca Altieri, INAF, ricercatrice
Daniele Andreozzi, Univ. Trieste, ricercatore
Carlo Baccigalupi, SISSA, professore associato
Davide Bisignano, Univ. Trieste, studente PhD
Andrea Biviano, INAF, ricercatore
Piercarlo Bonifacio, Osservatorio Astr. Parigi, ricercatore
Massimo Borelli, Univ. Trieste, ricercatore
Luca Bortolussi, Univ. Trieste, ricercatore
Michela Calderaro, Univ. Trieste, ricercatrice
Francesco Calura, INAF, ricercatore
Viviana Casasola, INAF, ricercatrice
Tullia Catalan, Univ. Trieste, ricercatrice
Miriam Centurion, INAF, ricercatrice
Sara Cervai, Univ. Trieste, ricercatrice
Gabriele Cescutti, INAF, ricercatore
Paola Cescutti, Univ. Trieste, ricercatrice
Claudio Chiaruttini, Univ. Trieste, ricercatore
Alessandra Cislaghi, Univ. Trieste, ricercatrice
Sonia Coriani, Univ. Trieste, ricercatrice
Corrado Crotti, CNR, ricercatore
Gabriella De Lucia, INAF, ricercatrice
Melania Del Santo, INAF, ricercatrice
Valentina D'Odorico, INAF, ricercatrice
Caterina Falbo, Univ. Trieste, ricercatrice
Erica Farnetti, Univ. Trieste, ricercatrice
Carlo Ferrigno, Tubingen, ricercatore
Serena Filippuzzi, Copenhagen, ricercatrice
Giuliana Fiorentino, Groningen, ricercatrice
Simona Gallerani, INAF, ricercatrice
Marisa Girardi, Univ. Trieste, ricercatrice
Stefano Liberati, SISSA, ricercatore
Daniele Malesani, Danimarca, ricercatore
Marino Mezzetti, Univ. Trieste, professore associato
Grazia Misano, Univ. Trieste, ricercatrice
Paolo Molaro, INAF, astronomo ordinario
Silvano Molendi, INAF, astronomo associato
Marco Molinaro, INAF, ricercatore
Giuseppe Murante, INAF, ricercatore
Mario Nonino, INAF, ricercatore
Ada Paizis, INAF, ricercatrice
Alberto Pellizzoni, INAF, ricercatore
Stefano Pezzuto, INAF, ricercatore
Silvia Piranomonte, INAF, ricercatrice
Elena Pistolesi, Univ. Trieste, ricercatrice
Fabio Pizzolato, INAF, ricercatore
Livia Pizzolato
Mari Polletta, INAF, ricercatrice
Sergio Pratali Maffei, Univ. Trieste, professore associato
Giovanna Rinaldi, INAF, ricercatrice
Donatella Romani, INAF, ricercatrice
Rinaldo Rui, Univ. Trieste, professore ordinario
Nicola Sacchi, INAF, ricercatore
Stefania Salvadori, Groningen, ricercatrice
Patrizia Santolamazza, INAF, ricercatrice
Joana Santos, INAF, ricercatrice
Laura Silva, INAF, ricercatrice
Matteo Slataper, Univ. Trieste, bibliotecario
Stefano Sondelli, Univ. Trieste, ricercatore
Stefania Spanocchia, CNR, ricercatrice
Giuliano Taffoni, INAF, ricercatore
Edoardo Tescari, Univ. Trieste, studente PhD
Chiara Tonini, Univ. Portsmouth, ricercatrice
Paolo Tozzi, INAF, astronomo associato
Giuseppe Trebbi, Univ. Trieste, docente
Matilde Trevisani, Univ. Trieste, ricercatrice
Matteo Viel, INAF, ricercatore
Giovanni Vladilo, INAF, astronomo associato
Andrea Zacchei, INAF, ricercatore
Sergio Zilli, Univ. Trieste, ricercatore

martedì 15 dicembre 2009

L'ultimo sciopero

Dal sito FLC-CGIL nazionale

Quello dell'11 dicembre sarà forse l'ultimo sciopero della scuola perché il Decreto Brunetta, quando verrà applicato al comparto scuola, stabilirà che l'organizzazione del lavoro deve essere stabilita con una legge e non potrà essere modificata da accordi sindacali. Il ruolo stesso del sindacato perciò verrà modificato: le RSU non ci saranno più a livello di istituto, ne sarà permessa una icona a livello regionale, quasi un santino commemorativo. Del resto non ci sarà più niente da contrattare visto che anche il salario accessorio viene suddiviso dal decreto Brunetta:

  • un 25% dei lavoratori avrà il 50% del salario accessorio, quelli che hanno merito;
  • un 50% dei lavoratori si dividerà il restante 50% del salario, poco e a pioggia;
  • al restante 25% dei lavoratori non resterà niente, i soliti scansafatiche.

In attesa di queste importanti modifiche, ai lavoratori spetta un aumento contrattuale medio di ben 12€ lorde come "vacanza contrattuale" (qualcuno mi deve spiegare come si faccia ad andare in vacanza con 12 € lorde).

Come se tutto questo non bastasse Brunetta ha definito balzano uno sciopero per un contratto che scadrà solo il 31 dicembre. Come dargli torto visto che dopo 40 anni esatti di servizio di ruolo prendo uno stipendio netto di ben 1.700,00 euro mensili.

Per fortuna il ministro Tremonti ha pensato a quelli come me e in finanziaria ha scritto che il mio TFR verrà utilizzato per pareggiare i conti del bilancio, di modo che risulteranno avere la copertura finanziaria le nostre missioni militari in Afghanistan.

Per convincermi a restare in servizio in attesa che mi venga restituito il TFR, momentaneamente utilizzato per altre imprese, qualcuno si è premurato di non aver ancora provveduto a pagarmi il FIS, o salario accessorio, che mi spetta per le attività che ho svolto l'anno scorso. Ma se resto calmo e non sciopero ci penserà Brunetta a vendicarmi:metterà sicuramente quello che non ha ancora provveduto a pagarmi nell'ultima fascia della categoria, quel 25% che non si becca neanche un quattrino e che se rimane fermo in quella fascia per un biennio, rischia il licenziamento.

A questo punto se qualcuno ha ancora dei dubbi li chiami per nome.

Arturo Ghinelli, maestro elementare dal 1 ottobre 1969, scuola elementare "Giovanni XXIII" del 3° Circolo di Modena.

giovedì 10 dicembre 2009

Appello alla solidarietà internazionale per lo sciopero dell'undici dicembre (in inglese)

To all the Unions members of EI and CSEE
A call for solidarity from The Italian Federation of Knowledge Workers FLC CGIL
General Strike FLC CGIL
Rome, December 11th

All the teaching, research, technical and administrative staff working in the field of knowledge, and the whole system of education and research is undergoing sweeping reforms carried out by the Government, through which the rights of negotiation and democracy are reduced, the public system of schools, universities and research institutions is to be dismantled, as well as the funding and jobs are cut. Thus, the universal right of citizens to education, guaranteed by our Constitution, is denied.
Facing such a serious and dangerous attack, FLC Cgil has took the decision to call a general strike of all the sectors of knowledge on December 11th
These are, in short, the main reasons for the strike:

• Against the cut of funding and staff due to the financial law of the Berlusconi Government
• Against the inadequate appropriation for the renewal of the national contracts (12 euros for next year), to increase the purchasing power of salaries
• Against the projects aiming at dismantling the public system of education and research
• Against the lack of a long-term plan to engage the hundreds of thousands of non-permanent workers
• Against the law concerning the public services, aiming at reducing salaries,rights, democracy, and workers' protections
• For a plan of investments centred on the knowledge sectors, intended to help the country overcome the crisis
• To support employment through the enlargement of social protections
• To support the workers'incomes through a reduction of their taxation
• For a safe school

General strike of public and private schools, universities, research institutes,fine arts and music academies. This is the answer FLC Cgil gives to the Government, to the Minister of Education Gelmini, the Minister of Public Administration Brunetta, the Minister of Economic Affairs Tremonti, the Minister of Labour Sacconi who, with their authoritative policies, are trying to lay the weight of the crisis on the less protected citizens, while making the country poorer and weaker.

Dear colleagues, thanks to all for your solidarity
FLC CGIL
The Italian Federation of Knowledge Workers

mercoledì 2 dicembre 2009

ASSEMBLEA GENERALE DI ATENEO: VENERDI' 4 DICEMBRE, AULA BACHELET, ore 11-13

La FLC-CGIL di Trieste invita tutto il personale dell'Ateneo a partecipare all'assemblea indetta

venerdì 4 dicembre dalle ore 11.00 alle ore 13.00 in aula Bachelet
(primo piano edificio A, lato giurisprudenza)

L'assemblea è aperta a tutta la comunità universitaria (personale tecnico amministrativo, lettori, docenti, studenti, e precari con contratti parasubordinati).

C'è la necessità di parlare di quello che sta succedendo all'università italiana e in particolare nel nostro ateneo.

Cosa prevede per il nostro futuro la riforma Gelmini?
Perchè se ne è parlato poco da parte degli esponenti istituzionali?
Dov'è il tanto promesso dialogo con le parti interessate (studenti e lavoratori)?
Cosa si prepara con il recentissimo bando per un "contenitore" regionale di sostegno alle università del FVG pubblicizzato domenica 29 novembre dall'assessore Rosolen sul quotidiano locale e al quale non sono mancati gli elogi da parte dei rettori delle tre realtà universitarie regionali?
Come influirà il decreto Brunetta (riforma del pubblico impiego) su tutto questo?

La FLC-CGIL da tempo ha lanciato l'allarme sul progetto di riforma Gelmini, troppo vago e potenzialmente pericoloso per l'università pubblica.
Per il rinnovo dei contratti nazionali ci sono risorse sufficienti a un aumento di 12 euro mensili lordi (!), mentre i tagli della legge 133 del 2008 sono rimasti.
In questa maniera il futuro dei precari (stabilizzandi e non) è quanto mai incerto.
Nel frattempo il decreto Brunetta minaccia di paralizzare l'attività amministrativa e di supporto degli atenei.

Per questi motivi la FLC-CGIL ha indetto lo sciopero generale dei comparti della conoscenza per la giornata dell' 11 dicembre 2009, con manifestazione nazionale a Roma,
assieme alla Funzione Pubblica CGIL, che ha indetto lo sciopero generale di tutti gli altri comparti del pubblico impiego.

L'assemblea servirà a parlare di questi argomenti e a discutere e illustrare i motivi dello sciopero.

Vi invitiamo a partecipare numerosi e a diffondere questo invito.

Ricordate, ci vediamo

venerdì 4 dicembre dalle ore 11.00 alle ore 13.00 in aula Bachelet
(primo piano edificio A, lato giurisprudenza)

giovedì 29 ottobre 2009

Il Consiglio dei Ministri approva il DDL di riforma dell’Università

>> Il testo del DDL discusso dal Consiglio dei Ministri <<

Il DDL di riforma dell’Università approvato oggi dal Consiglio dei Ministri è un provvedimento articolato e complesso, nato dopo una lunga gestazione che ha visto innumerevoli stesure e ripensamenti. Il testo approvato dal Consiglio dei Ministri non è ancora disponibile; rispetto all’ultima bozza nota sono possibili piccole differenze, ma non dovrebbe contenere scostamenti significativi. Si può perciò considerare un testo largamente consolidato.

Il provvedimento affronta molte materie e contiene tre Titoli:

  1. Organizzazione del sistema universitario.
  2. Delega legislativa in materia di qualità ed efficienza del sistema universitario.
  3. Norme in materia di personale accademico e riordino della disciplina concernente il reclutamento.

Il Titolo I norma essenzialmente l’organizzazione degli Atenei, dettando criteri ai quali le Università devono attenersi nella modifica dei propri Statuti, da realizzarsi entro sei mesi. I criteri sono immediatamente prescrittivi, e questa parte del DDL si presenta quindi sotto forma di norma operativa piuttosto che di DDL. Il testo non è molto diverso dalle bozze circolate nei mesi scorsi, e valgono quindi le osservazioni da noi a suo tempo prodotte in corso d’opera e pubblicate sul sito.

In estrema sintesi, si propone per gli Atenei un modello organizzativo fortemente centralistico e gerarchico, che marginalizza gli organi elettivi per condensare il potere negli organi di vertice. E’ un’operazione scopertamente autoritaria che corrisponde alla vocazione aziendalistica dell’attuale Governo; è, oltretutto, una netta invasione di campo nei confronti dell’autonomia universitaria, poiché le norme dettate lasciano pochissimo spazio all’autodeterminazione degli Atenei, e puntano ad un modello rigidamente omogeneo.

Il Titolo II contiene la delega al Governo a riordinare una quantità di materie tra cui l’istituzione di un Fondo per il merito gestito direttamente dal Ministero dell’Economia al di fuori dei canali del diritto allo studio, le stesse norme sul diritto allo studio, i meccanismi di contabilità prevedendo il commissariamento degli Atenei in caso di dissesto (e rigidi controlli di spesa che si spingono fino a determinare il tetto della contrattazione integrativa d’Ateneo), i meccanismi premiali nell’attribuzione dei finanziamenti, la disciplina dell’orario docente (pari a 1500 ore di impegno complessivo annuo), la valutazione periodica ai fini dell’attribuzione degli scatti economici, la rimodulazione dei trattamenti economici dei docenti (prevedendo per cominciare che gli scatti biennali diventano triennali), ecc. Per le materie che riguardano direttamente il personale, ovviamente, non è prevista alcuna forma di contrattazione.

Il Titolo III definisce la riduzione dei Settori scientifico-disciplinari (su cui il CUN sta lavorando da lungo tempo), l’istituzione dell’abilitazione scientifica nazionale come pre-requisito per i concorsi e gli avanzamenti di carriera, nuove norme sul reclutamento basate su concorsi interamente locali dei singoli Atenei, nuove discipline per gli assegni di ricerca, per i contratti di insegnamento, per i ricercatori. Il modello non accoglie nessuna delle proposte che in questi anni sono state avanzate nel dibattito sull’Università. In particolare, non solo non c’è il riconoscimento dei ricercatori come terza fascia docente, ma si accelera l’applicazione della messa ad esaurimento. Da oggi non saranno più possibili assunzioni di ricercatori a tempo indeterminato; la terza fascia diventa solo un canale di reclutamento a tempo determinato. Gli attuali ricercatori avranno, prevedibilmente, scarsissime probabilità di uscire dal recinto della terza fascia, vista la scarsità di risorse, ed il fatto che i futuri associati proverranno direttamente dal ruolo di ricercatore a tempo determinato. Non c’è alcuna risposta ai temi del precariato che, anzi, vede la propria condizione sempre più instabile e soggetta a ricatto, né per figure come i lettori che attendono da decenni una risposta alla loro condizione.

Quanto poi a merito e trasparenza, siamo pronti a scommettere sul fatto che i concorsi interamente locali incrementeranno il tasso di opacità delle selezioni, dando spazio alle contrattazioni tra poteri interni, tanto più in un modello gerarchico come quello proposto.

Come al solito, non c’è stata l’ombra di un confronto in questi lunghi mesi, se si eccettuano le conversazioni private che la Ministra ha svolto con interlocutori scelti e che accredita come “periodi di concertazione con tutto il sistema universitario” (ipse dixit). L’intero decreto appare pervaso dalla logica della riduzione dei costi, dalla necessità di tagliare, in coerenza con la L. 133, e da una meticolosa messa sotto sorveglianza del sistema universitario da parte dei Ministeri, in particolare quello dell’Economia.

In conclusione, un testo attraversato da una palese volontà punitiva, dal centralismo, dalla riduzione dell’autonomia, dalla visione di Università-azienda; un’altra occasione persa, che accelera lo stato di disordine e difficoltà del sistema, e aggiunge un altro tassello al disegno di riduzione delle opportunità dei cittadini e degli studenti.

Contro questo provvedimento è indispensabile rilanciare un’ampia mobilitazione che costringa il Governo a ritirare i tagli, investire nell’Università e ad aprire un confronto vero sulle autentiche necessità del sistema universitario.

Roma, 28 ottobre 2009

martedì 6 ottobre 2009

E' morto Gino Giugni, padre dello statuto dei lavoratori

Dal sito della FLC-CGIL nazionale

Il 20 maggio del 1970 il Parlamento approva la Legge n. 300 dal titolo "Norme sulla tutela della libertà e dignità dei lavoratori, della libertà sindacale e dell'attività sindacale nei luoghi di lavoro e norme su collocamento" che passerà alla storia semplicemente come "Lo Statuto dei Lavoratori".

Dopo la morte di Brodolini, avvenuta a Zurigo l'11 luglio del 1969, toccò a Gino Giugni, presidente dell'apposita commissione istituita dal defunto ministro, completare e portare a termine una legge che a tutt'oggi è considerata la pietra miliare dei diritti sindacali dei lavoratori nei luoghi di lavoro.

Non v'è dubbio che lo Statuto dei Lavoratori ha rappresentato una prima concreta attuazione in tema di lavoro della Carta Costituzionale in quanto segna il passaggio da un regime assolutista ad un regime statutario ed è certamente il frutto della mobilitazione e delle lotte operaie dei precedenti anni ed in particolare dell'autunno caldo del 1969.

Finalmente prevale il diritto e il rispetto della dignità e della libertà umana nei luoghi di lavoro, mentre il potere direttivo e disciplinare dell'imprenditore è ricondotto nel suo giusto alveo ossia "in una stretta finalizzazione allo svolgimento dell'attività produttiva".

Sarebbe però riduttivo pensare che lo Statuto dei Lavoratori nasca solo come effetto diretto delle lotte operaie del '68-'69; la sua gestazione culturale, politica e legislativa viene da molto lontano.

Già negli anni Cinquanta Giuseppe Di Vittorio aveva lanciato la proposta di "portare la Costituzione all'interno dei luoghi di lavoro" sostenendo che i diritti civili e politici fondamentali garantiti dalla Costituzione repubblicana non potevano fermarsi ai cancelli delle fabbriche.

Tra la fine degli anni Cinquanta e nel corso degli anni Sessanta, con la ripresa delle lotte sindacali unitarie e con la nascita dei governi di centrosinistra, si affermò l'idea di una legge che garantisse l'esercizio dei diritti costituzionali nei luoghi di lavoro.

Erano gli anni delle prime leggi sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, sugli appalti, sui contratti a termine, sul divieto d'intermediazione di mano d'opera, sulle pensioni. Nel 1966 per la prima volta, con la legge n. 604, venne stabilito il principio della giusta causa e del giustificato motivo per i licenziamenti e quello contestuale del reintegro nel posto di lavoro nel caso di licenziamento ingiustificato e privo di motivazione. Rimanevano però i problemi delle libertà sindacali, dei diritti sindacali, politici e civili dei lavoratori.

Fu Giacomo Brodolini, una volta diventato ministro, a pensare e lavorare su una legge organica, un legge quadro che rappresentasse la carta costituzionale di chi lavora.

Le lotte studentesche del '68 e quelle operaie del '69 accelerarono questo processo che appunto culminerà con la promulgazione de "Lo Statuto dei Lavoratori" aprendo così un capitolo nuovo nel panorama dell'affermazione dei diritti sindacali, politici e civili nei luoghi di lavoro.

Di questo processo se Brodolini fu l'ispiratore Giugni fu l'artefice. La legge non solo raccoglieva e consolidava molte delle conquiste e delle recenti lotte contrattuali e dava a esse un'organica sistemazione, ma rendeva possibile nei luoghi lavoro con più di quindici dipendenti l'affermazione di momenti significativi di sindacalizzazione.

A quasi quaranta anni dalla sua nascita non possiamo non esprimere un giudizio positivo su Lo Statuto dei Lavoratori soprattutto perché non si è fermato solo nelle fabbriche ma è entrato in tutti i luoghi di lavoro, pubblici e privati. E' entrato negli uffici, si è affermato nelle scuole, nelle università, nei servizi e così via non senza difficoltà. E ancora attraverso l'applicazione dello Statuto è emersa, nel corso degli anni, una giurisprudenza anche costituzionale e di legittimità attenta ai fondamentali diritti del lavoratore in tema di dignità, libertà e parità di trattamento coerente ai principi costituzionali.

Ma la strada per una universale affermazione dei diritti sindacali in ogni luogo di lavoro è ancora lunga e irta di pericoli. In questi ultimi anni non sono mancati attacchi all'articolo 18 dello Statuto come pure non è stata sanata la questione relativa all'applicazione della Legge 300/70 alle aziende con meno di quindici dipendenti. Un nodo questo che non può essere sottaciuto proprio per via delle caratteristiche peculiari che ha assunto, in questi ultimi anni, il nostro sistema produttivo. I processi di forte terziarizzazione dell'economia hanno imposto di fatto la presenza massiccia di unità produttive al di sotto del fatidico numero dei dipendenti. E' giunta l'ora che a queste lavoratrici e a questi lavoratori venga data piena cittadinanza e che pertanto si applichi la tutela reale e non solo quella legale. Come pure è giunta l'ora di spezzare alle radici le piaghe del lavoro nero, del lavoro sottopagato e del lavoro irregolare.

Ma questa è un'altra storia!

A nome dei lavoratori e delle lavoratrici della conoscenza diciamo un grande grazie a Gino e a tutti coloro che direttamente o indirettamente hanno contribuito con le loro lotte, le loro idee, le loro azioni, la loro conoscenza a dar vita a questa pietra miliare della legislazione del lavoro nel nostro Paese.

Sarà compito nostro e delle future generazioni difendere, rafforzare e implementare questa grande conquista del movimento sindacale che si chiama semplicemente Statuto dei Lavoratori.

Roma, 5 ottobre 2009

mercoledì 23 settembre 2009

ISTAT, a rischio l'indipendenza e la credibilità dell'istituto. Indetto uno sciopero per il 25 settembre

Mentre i dati sul terzo trimestre descrivono un quadro di crisi occupazionale in peggioramento la rilevazione dell'indagine sulle Forze di lavoro viene esternalizzata passando nelle mani della privata Ipsos, nota società di sondaggi. Per i 317 collaboratori, che per amaro paradosso rilevano lo stato dell'occupazione, si chiude dopo sette anni il rapporto con l'ISTAT e si apre il dramma di una crescente precarietà.
Evidentemente per questo Governo i precari non sono persone ma merce!

Proprio quando nel Paese cresce il bisogno di dati affidabili, tempestivi e imparziali l'ISTAT mette a rischio la qualità e la credibilità della rilevazione, cedendo il controllo diretto e la gestione della rilevazione più importante per il Paese.

Si pongono seri interrogativi sulla salvaguardia dell'indipendenza dell'ISTAT, che rappresenta un riferimento fondamentale per indirizzare le scelte politiche sul versante economico-sociale.

Il Governo del "rigore nei conti pubblici" e dell'efficienza decide di disperdere sette anni di investimenti in ricerca chiudendo un'esperienza innovativa e funzionale, fiore all'occhiello della statistica ufficiale.
Mentre la crisi produce disoccupazione e precarietà diffusa per i cittadini, questa operazione che aumenta i costi per lo Stato, riesce ad essere un aggravio per i contribuenti e contemporaneamente un dramma sociale anche per 317 precari che oggi svolgono la rilevazione.

La FLC Cgil ha perciò dichiarato lo sciopero dei lavoratori ISTAT il 25 settembre contro l'esternalizzazione della statistica ufficiale, per una statistica pubblica indipendente, credibile e autorevole.

Roma, 23 settembre 2009

sabato 19 settembre 2009

Ancora nessun recupero dei fondi per la contrattazione integrativa tagliati da Brunetta

Dal sito nazionale FLC-CGIL

Dopo gli annunci e le rassicurazioni profuse da più parti circa il ripristino delle risorse tagliate con la legge 133/08 alla contrattazione integrativa, che sarebbe stato possibile grazie all’emanazione del DPCM 2 luglio 2009 e sul quale siamo già intervenuti, arriva la conferma che avevamo ragione nel mettere in guardia i lavoratori da false illusioni e dai rischi di inconsistenti recuperi salariali. Infatti, ora arriva la conferma da parte della Ragioneria Generale dello Stato e dalla Corte dei Conti.
Siamo venuti a conoscenza di una nota della Ragioneria, in risposta alle comunicazioni pervenute dalle amministrazioni sull’accertamento di risorse derivanti da disposizioni speciali di cui all’allegato B della legge 133/08 aggiuntive ai fondi, destinabili alla contrattazione integrativa in attuazione del DPCM 2 luglio citato.
Ebbene, pur verificando l’esistenza di risparmi effettivi e quindi di risorse destinabili alla contrattazione integrativa, la Ragioneria precisa che tali risorse potranno “confluire nei relativi fondi entro i limiti stabiliti dall’art. 67 comma 5 del citato D.L. n. 112, come precisato dall’art. 2 del DPCM 2.7.2009”: cioè vale a dire le risorse del 2004 tagliate del 10%.
Si ribadisce che qualunque ipotesi virtuosa di recupero di risorse da destinare alla contrattazione integrativa, sia pure derivanti dalle disposizioni speciali dell’allegato B, deve comunque avvenire nei limiti imposti dal taglio del 10% del salario accessorio.
Questo “quadretto” non proprio promettente per il futuro dei salari è confermato anche dalle raccomandazioni allegate dalla Corte di Conti alla delibera di registrazione positiva dell’ipotesi di accordo per il CCNL Ricerca 2006-2009, quando si ricorda “la natura meramente programmatica delle disposizioni recate dall’art. 11 dell’ipotesi relativa al secondo biennio” contrattuale che la FLC Cgil non firmò. L’art. 11, secondo le altre OO.SS. firmatarie, avrebbero garantito invece il recupero del taglio del 10% ai fondi di ente entro il 30 giugno del 2009 e questa argomentazione, come si ricorderà, fu addotta fra le altre per giustificare la firma al II biennio contrattuale della Ricerca: come vediamo la storia è stata diversa!

La Corte, infine, sempre a proposito del CCNL della Ricerca, ritiene che, oltre alla complessa fase di verifica dei risparmi, ci dovrà essere una ulteriore fase di contrattazione nazionale sui criteri per il loro utilizzo che, come sostenuto dalla Ragioneria, non produrrà il recupero del taglio del salario accessorio.
Insomma siamo all’ennesimo gioco delle tre carte sulla pelle dei lavoratori e alle solite promesse non mantenute. Il secondo biennio si conferma una remissione per le buste paga dei lavoratori e restano valide le ragioni della nostra mancata firma.

La FLC Cgil conferma il proprio impegno, a partire dalla prossima tornata contrattuale, per il ripristino delle risorse tagliate.

Roma, 16 settembre 2009

lunedì 20 luglio 2009

Appello donne Fp Cgil - Fiom Cgil - Innalzamento età pensionabile nel lavoro pubblico: Fermiamo questa ingiustizia


Per la prima volta, con una straordinaria solerzia, il Governo accoglie i rilievi e risponde alle sanzioni dell'Unione Europea sull'uguaglianza tra donne e uomini, predisponendo un intervento legislativo che parifica l'età pensionabile delle lavoratrici del lavoro pubblico a quella dei colleghi maschi, passando dai 60 anni attualmente previsti a 65 anni.

Noi donne della FP CGIL e della FIOM CGIL diciamo NO e lanciamo un appello per fermare questo provvedimento perché:

- in Italia le donne subiscono ben altre e più gravi discriminazioni: nell'accesso al mercato del lavoro, nelle opportunità di carriera, nella crescente disparità salariale, nelle condizioni di lavoro, nel progressivo aggravarsi del lavoro di cura conseguente ai tagli ai servizi sociali.

-La possibilità di andare in pensione a 60 anni non è un obbligo, ma una libera scelta che le donne possono compiere, così come , se lo desiderano, già oggi possono continuare a lavorare fino a 65 anni e oltre come i loro colleghi maschi.

- siamo convinte che l'innalzamento dell'età pensionabile delle donne del lavoro pubblico sia solo il primo passo di un Governo che vuole mettere mano all'intero sistema previdenziale, peggiorando i trattamenti per tutte le lavoratrici ed i lavoratori italiani, a partire dalla revisione dei coefficienti di trasformazioni. Questo è quanto chiede la Confindustria, che a più riprese ha sottolineato l'urgenza di applicare anche alle lavoratrici dell'industria l'innalzamento dell'età pensionabile prevista per le dipendenti del lavoro pubblico come primo passo per una riforma al ribasso di tutto il sistema pensionistico.

- non accettiamo l'idea che il costo maggiore della crisi lo paghino le donne, tanto più che il provvedimento in discussione non prevede alcuna destinazione dei risparmi che si realizzeranno. Siamo convinte, al contrario, che l'obiettivo del Governo sia quello di fare cassa, semplicemente destinando le risorse a ripianare parte del disavanzo pubblico in continua crescita.

-Le crisi e le ristrutturazioni industriali sempre più frequentemente determinano esuberi, ovvero licenziamenti collettivi, che riguardano proprio lavoratrici e lavoratori cosiddetti anziani (45/50 anni!). Se si allunga l'età per andare in pensione si rende ancora più drammatica la condizione di disoccupazione di chi è considerata troppo vecchia/o per rimanere al lavoro e troppo giovane per andare in pensione.

-L'innalzamento dell'età pensionabile frena l'ingresso delle giovani e dei giovani nel lavoro .

La crisi economica richiede invece che si dia risposta all'impoverimento delle lavoratrici e dei lavoratori, delle pensionate e dei pensionati con misure volte a:

- garantire l'aumento delle retribuzioni e delle pensioni, cominciando da quelle delle donne, sempre più esposte al rischio della povertà.

- tutelare il diritto ad una pensione dignitosa per tutte le lavoratrici ed i lavoratori che rientrano completamente nel sistema contributivo, migliorando i rendimenti futuri delle loro pensioni in modo da garantire a tutte e tutti una copertura non inferiore al 60% dell'ultima retribuzione.

- definire subito i lavori usuranti che diano diritto a donne e uomini ad andare in pensione anticipata rispetto alle condizioni di anzianità attualmente previste.

- garantire una continuità contributiva ai milioni di giovani lavoratrici e lavoratori precari destinati, senza adeguati interventi, ad un futuro senza diritto ad una pensione dignitosa.

- prevedere una diversa e maggiore valorizzazione contributiva per i periodi di maternità e di congedo parentale.

- sviluppare una vera politica di pari opportunità che investa nei servizi pubblici, che sostenga le donne nel mercato del lavoro, che dia risposte al lavoro di cura, che allevi le donne dal peso di un doppio lavoro obbligato in tutte le fasi della vita.

Le donne della FP CGIL e della FIOM CGIL per questi obiettivi impegneranno le rispettive categorie ad iniziative di mobilitazione.


Firma l'appello e unisciti a noi nel far sentire la tua voce!


Prime firmatarie:

Rossana Dettori, Segretaria Nazionale Fp-Cgil
Rosa Pavanelli , Segretaria Nazionale Fp-Cgil
Franca Peroni, Segretaria Nazionale Fp-Cgil

Laura Spezia, Segretaria Nazionale Fiom-Cgil
Barbara Pettine, Fiom-Cgil nazionale
Francesca Re David, Fiom-Cgil nazionale

Pensioni, colpo di mano del Governo sul sistema previdenziale

Dal sito nazionale FLC-CGIL:

Il Governo ha illustrato alle organizzazioni sindacali l'emendamento che ha intenzione di presentare al Decreto Legge anticrisi al fine di equiparare l'età pensionabile tra uomini e donne nel pubblico impiego. Secondo l'emendamento, il requisito anagrafico richiesto alle donne, per andare in pensione, viene incrementato di un anno ogni due a partire dal 1° gennaio 2010.

Dopo avere più volte dichiarato per bocca del ministro Sacconi ed anche dello stesso Presidente del Consiglio che quell'argomento sarebbe stato affrontato in futuro ma che per il momento non era all'ordine del giorno, improvvisamente si scopre la necessità di rispondere in tempi brevissimi alla Corte di Giustizia Europea che nel novembre del 2008 aveva richiesto all'Italia di provvedere alla suddetta equiparazione. L'occasione si rivela utile anche per ritoccare l'intero sistema previdenziale pubblico adeguando, a partire da 2015, i requisiti dell'età anagrafica all'incremento delle speranze di vita accertato dall'Istat; ancora una volta saranno le donne a fare le spese di questa nuova e restrittiva misura.

La CGIL è stata l'unica organizzazione a reagire in modo estremamente negativo a questa ennesima manomissione del sistema previdenziale. Abbiamo ancora nelle orecchie le parole del Presidente del Consiglio che dichiarava che era necessario rendere più flessibile la possibilità di pensionamento e quindi di consentire alle donne che lo avessero voluto, di rimanere al lavoro oltre l'età dei 60 anni. Parole di pura propaganda perché la situazione è già così: se una lavoratrice del pubblico impiego vuole andare in pensione a 60 anni è obbligata a richiederlo esplicitamente altrimenti continua a lavorare fino al raggiungimento dei 65 anni. Il sistema ideato dal Governo è invece tutt'altro che flessibile: è obbligatorio.

Pensare inoltre che tale norma peggiorativa delle condizioni previdenziali delle donne rimanga limitata alle lavoratrici del pubblico impiego è pura fantasia, perché se rimanesse limitata solo al lavoro pubblico si presenterebbe come gravemente discriminatoria.

Giustamente la nostra segretaria confederale, Morena Piccinini, ha dichiarato che "La parità tra uomo e donna deve partire e realizzarsi dall'accesso al mercato del lavoro e non può partire dall'ultimo passaggio".

Siamo in un paese in cui occupazione femminile e possibilità di accesso a lavori qualificati e di responsabilità per le donne rimangono largamente deficitari. Siamo in un Paese in cui ci si ostina a non riconoscere che il lavoro di cura e il lavoro domestico (che molto spesso è un doppio lavoro per una parte consistente di lavoratrici) rappresentano una ricchezza che dovrebbe essere inserita a pieno titolo nel Welfare e negli elementi che contribuiscono alla formazione del PIL nazionale.

Anche nel campo previdenziale, come in tutti gli altri settori del nostro intervento sindacale, non siamo privi di proposte. Il sistema previdenziale va rivisto perché ci sono generazioni e tipologie di lavoratori che sono senza copertura pensionistica o quella che gli si prospetta non supera il vello dell'indigenza e della povertà. Noi non crediamo che la cosa si risolva togliendo a chi già possiede poco per dare a chi ha niente. Non è la solidarietà tra poveri che ci può venire proposta, ma occorre una equa distribuzione del reddito e della ricchezza che pure in questo paese esiste e di cui pochi godono i frutti mentre la maggioranza gode delle ristrettezze.

Ci opporremo in tutti i modi ad un provvedimento iniquo.

Roma, 17 luglio 2009

mercoledì 1 luglio 2009

Provvedimento anti-crisi. Modificate alcune delle norme sulla malattia e le assenze

Venerdì é stato varato dal governo il decreto anti-crisi che al suo interno contiene norme riguardanti le assenze per malattia che cambiano alcune di quelle previste nel dl 112/08.

Continuiamo a pensare che le norme sulla malattia, ancora in vigore, siano ingiuste e inutili, a partire dal mantenimento delle trattenute sul salario accessorio per i primi 10 giorni di malattia, ma sono state abrogate le fasce orarie di reperibilità giustamente definite “arresti domiciliari” ed è stato abrogato il comma 5, mettendo finalmente fine ad interpretazioni delle assenze su cui decurtare il salario accessorio, a volte fantasiose, sempre inique.

Le proteste e le iniziative messe in campo sia a livello nazionale che territoriale dalla FLC Cgil, hanno costretto il ministro a rivedere alcune delle norme anche se in modo parziale e certamente non esaustivo.

Ci auguriamo che nella conversione in legge il testo sia ulteriormente migliorato ed in tal senso continua l’iniziativa della FLC Cgil.

Nel dettaglio del Decreto:

Malattia e assenze dal servizio
Articolo 17, comma 23
Modifica la parte più iniqua dei provvedimenti previsti nella legge 133 sulla malattia e le assenze.

  • Nel comparto sicurezza e difesa e vigili del fuoco, gli emolumenti di carattere continuativo legati allo specifico status sono equiparati al trattamento fondamentale e quindi non decurtabili ai fini delle assenze per malattia.

Era ora che si prendesse questo provvedimento a lungo promesso; sottolineiamo però che anche negli altri comparti del pubblico impiego vi sono emolumenti accessori legati allo status o ad una funzione che si svolge, e quindi senza nulla togliere ai colleghi che spesso sono vittime di incidenti di servizio, evidenziamo che si crea un ulteriore diversificazione fra i dipendenti pubblici.
Il decreto non chiarisce se, come purtroppo avviene, sono assoggettati a riduzione del salario accessorio anche i malati oncologici o con gravi patologie, i ricoveri ospedalieri e le relative convalescenze.

  • E’ definitivamente chiarito che la certificazione della malattia la può fare anche il medico convenzionato con il Servizio Sanitario Nazionale.
  • E’ stato soppresso l’orario di reperibilità per le visite fiscali. Torna in vigore l’orario dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19.
  • E’ abrogato il comma 5 che assoggettava tutte le assenze, a qualsiasi titolo richieste, alle stesse trattenute in vigore per la malattia. Gli effetti dell’abrogazione partono dall’approvazione della legge.

L’abrogazione di questo comma sana quella che lo stesso ministro aveva definito una “svista”: le assenze per donatori di sangue e di midollo osseo sono equiparate alla presenza come tutte le altre assenze non dovute a malattia, comprese quelle per assistenza ai portatori di handicap.

  • I costi delle visite fiscali sono a carico delle aziende sanitarie locali

Finalmente si elimina un costo gravoso per le amministrazioni e soprattutto per le scuole come da noi sempre denunciato.

Roma, 30 giugno 2009

Provvedimento anti-crisi: segnali positivi ma insufficienti per dare soluzioni credibili ai precari

I provvedimenti anti-crisi del Governo, pur segnando alcuni punti importanti di avanzamento, non sono sufficienti a dare soluzioni credibili per tutti i precari ed a eliminare completamente le norme inique sulla malattia.

Il termine del 30 giugno 2009, come data ultima per le stabilizzazioni, viene cancellato e le procedure non si esauriscono al 31 dicembre 2009 ma nel triennio 2010-2012.

Non vengono risolti i problemi degli enti di ricerca che non possono assumere perché bloccati dalla impossibilità di ripristinare il turn over e dai vincoli delle dotazioni organiche come INGV e INFN. Stesse difficoltà per le Università soffocate dai vincoli finanziari derivanti dai pesantissimi tagli.

Non sono state previste norme per prorogare i contratti di collaborazione di Ispra e Istat i cui 500 precari sono da oggi a casa perché licenziati.

Per la scuola non c’è assolutamente nulla nonostante il Ministro Gelmini si sia impegnato con le organizzazioni sindacali ad attivare un piano di interventi che evitasse il licenziamento di 18.000 docenti e personale ATA con supplenze annuali.

Circa la malattia sono state superati aspetti fortemente penalizzanti relativi alla reperibilità, all’incidenza delle assenze su alcuni istituti contrattuali, al pagamento da parte del SSN delle visite fiscali e non più da parte dei fondi di istituto delle scuole, ma restano i tagli sul salario accessorio.

Le iniziative di mobilitazione promosse dalla FLC Cgil hanno prodotto i primi risultati ma occorre andare avanti per garantire il lavoro ai precari della scuola, dell’università e della ricerca a partire dalla proroga di tutti i contratti per quei lavoratori che non rientrano nei processi immediati di stabilizzazione.

Allo stesso tempo bisogna opporsi con decisione ai contenuti del decreto Brunetta che intende demolire la contrattazione e i diritti dei lavoratori pubblici per lasciare campo libero all’arbitrio e alle clientele.

Roma, 1 luglio 2009

sabato 23 maggio 2009

Migrazioni, razzismo, diritti

L''ARCI, ASGI, ICS-Consorzio Italiano di Solidarietà, e CGIL Nuova Camera Confederale del Lavoro di Trieste vi invitano a partecipare a un incontro dibattito dal titolo

"MIGRAZIONI, RAZZISMO, DIRITTI" che si terrà

LUNEDI' 25 maggio: al circolo ARCI "Stella" presso la Casa del Popolo Cancian dalle 20.30

Per raggiungere il circolo seguire la Stada per Longera fino all'incrocio con via Lotto (fermata autobus 35 o linea B, prima della pizzeria Mediterranea), prendere quindi per via Lotto. Il circolo è in via Masaccio 24.

Il senso è permetterci di conoscere la reale condizione di chi viene in Italia per lavorare o per sfuggire a situazioni di guerra, persecuzione e miseria, per rompere pregiudizi e stereotipi veicolati dai mezzi di comunicazione di massa e cercare di capire le reali condizioni che devono affrontare queste persone, per trovare soluzioni condivise e degne di un paese civile.

Parteciperanno:

AIRIN PARVIN KHAN, Rifugiata

WALTER CITTI, membro dell’Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione (ASGI).

SIOK HOE KOH, Mediatrice Culturale, NidiL CGIL

LAILA WADIA, Università di Trieste, Lettrice Universitaria

SAŠA TOMIĆ, FILLEA CGIL

Modererà il dibattito TULLIA CATALAN, Università di Trieste, FLC-CGIL

Link alla mappa:  <http://maps.google.com/maps?q=Masaccio+24,+34126+Trieste,+IT&ie=UTF8&ll=45.651098,13.81372&spn=0.014099,0.027466&z=15&iwloc=A>


MARTEDI' 26: presidio e fiaccolata contro il ddl "Sicurezza", dalle 18.30 in piazza Unità

Di fronte ai provvedimenti del decreto legge sulla sicurezza che priva le forze dell'ordine dei necessari finanziamenti per destinarli alle "ronde", impedisce il diritto di asilo, impedisce di registrare i neonati se figli di immigrati irregolari (privandoli così del diritto di assistenza) e obbliga i pubblici funzionari a denunciare i clandestini è necessario avviare una battaglia di civiltà:

Ø       Contro i contenuti demagogici del DdL Sicurezza
Ø       Per un’Italia che rispetti il diritto d’asilo
Ø       Per un’effettiva politica di integrazione dei cittadini stranieri
Ø       Contro il razzismo e la xenofobia


Ci troveremo Martedì 26 maggio in piazza Unità alle 18.30, per un presidio e una fiaccolata per chiedere lo stralcio delle norme discriminatorie.

L'iniziativa di Martedì è promossa da:

ACLI -  ARCI -  ASGI -  CGIL -  CISL -  COMITATO PACE, CONVIVENZA E SOLIDARIETA’ DANILO DOLCI -  COMITATO TRIESTINO NOI NON SEGNALIAMO -  COMUNITA’ SAN MARTINO AL CAMPO -  CSI -  EMERGENCY DI TRIESTE – ICS -  PD - PRESIDENTE DELL’ANPI - VZPI TRIESTE -  RC -  RETE PER I DIRITTI DI CITTADINANZA - SINISTRA E LIBERTA’ - TAVOLA REGIONALE DELLA PACE - UIL.

giovedì 21 maggio 2009

Giorgio Cremaschi: Cancellate le elezioni delle RSU nel pubblico impiego

Tratto dal sito Coordinamento RSU

Tecnicamente  è un colpo di stato. E’ giunta infatti notizia che nel Decreto legislativo attuativo della legge Brunetta sul pubblico impiego, sarà stabilita  la proroga delle Rappresentanze sindacali unitarie per altri tre anni. Nella sostanza non si procederà a rieleggere le Rsu alla loro scadenza, ma esse continueranno a operare senza essere state votate. La prima scadenza che rischia di essere cancellata è quella di fine anno, quando, guarda caso, si dovrebbero rinnovare le Rsu della scuola. Cioè quelle nelle quali più si potrebbe verificare il rifiuto della controriforma Gelmini e della subalternità ad essa dei sindacati amici del governo, Cisl, Uil, Ugl e altri. (...)


Il 30 aprile è stata sottoscritta da Cisl e Uil l’intesa separata sulle regole contrattuali per il pubblico impiego, un intesa che, se possibile, peggiora le norme dell’accordo separato del 22 gennaio. Contemporaneamente il governo cancella le elezioni delle Rappresentanze sindacali. E’ evidente quello che sta avvenendo: si sta costruendo un sistema autoritario, un vero e proprio regime sindacale, nel quale la democrazia, il diritto dei lavoratori a scegliere chi li rappresenta e a decidere sulla contrattazione, è semplicemente abolito. 
Gli accordi separati non sono stati sottoposti a referendum, da quelli confederali a quello della Fincantieri. In un solo caso si è votato: alla Piaggio, dove Fim e Uilm erano sicure di vincere. Ora non si dovrebbe votare più per tre anni per le Rsu nei settori pubblici. E tutto questo avviene nel sostanziale silenzio della stampa e dell’opinione pubblica, come se il mondo del lavoro fosse già a parte e i suoi diritti democratici estranei a quelli di tutti i normali cittadini.
E’ una situazione gravissima che nasce dall’accordo politico tra governo, Cisl e Uil e Confindustria di gestire assieme la crisi, cancellando la democrazia e la partecipazione sindacale. Chi nella Cgil continua a illudersi sulla possibilità di ripristinare a breve l’antica unità, è servito. Si può essere uniti con Cisl e Uil solo accettando di essere una minoranza senza diritto di voto. E, soprattutto, accettando che siano il governo e la Confindustria a decidere qual è la rappresentanza sindacale dei lavoratori.

Roma, 6 maggio  2009

giovedì 26 marzo 2009

A proposito di promesse fatte e non mantenute...

Il Ministro Brunetta smentisce le norme sottoscritte da Cisl e Uil nei contratti del secondo biennio.
Pubblichiamo il comunicato della segreteria nazionale sulle norme contenute nel Decreto Legge 5/2009 (il cosiddetto decreto Auto) in discussione in parlamento. Il Ministro Brunetta ha presentato un emendamento che vanifica la promessa del recupero del taglio del 10% operato sul salario accessorio con la legge 133/08 tanto sbandierato dai sindacati che hanno firmato i rinnovi contrattuali dei bienni economici 2008/2009 dei settori pubblici.
Roma, 24 marzo 2009__________________
Comunicato della Segreteria Nazionale della FLC Cgil
La FLC Cgil ha sostenuto tra le ragioni per un giudizio negativo sui contratti del secondo biennio economico 2008-2009 dell'Università e della Ricerca il mancato ripristino delle risorse del salario accessorio tagliate con la legge finanziaria 133 dello scorso anno.
Come è noto infatti l'incremento del 3,2% previsto dai contratti 2008-2009 oltre ad essere molto al di sotto dell'inflazione reale, viene ulteriormente annullato dal taglio del 10% operato sui fondi del salario accessorio a partire dal 2009
Le OOSS che hanno firmato quelle intese hanno citato a propria difesa, nei loro comunicati, la parte dei contratti in cui si richiama l'impegno del Governo a "recuperare, sulla base di apposite disposizioni di legge, entro il 30 giugno i tagli ai fondi di cui all'art 67 comma 4 della legge 133".
Abbiamo sempre sostenuto che questo impegno del Governo non sarebbe stato mantenuto ed i fatti ci stanno dando ragione!
Infatti, nel corso della discussione parlamentare del Decreto Legge 5/2009 (il cosiddetto decreto Auto) è stato inserito un articolo che prevede, da parte del Governo un decreto per ridefinire i criteri ed i parametri di misurabilità dei risultati nella Pubblica Amministrazione, ai fini dell'erogazione del salario accessorio, senza contrattazione sindacale e con le risorse ridotte del 10% come previsto dalla Legge 133.
L'articolo in questione consente solo di recuperare le eventuali economie con riferimento ai fondi previsti da leggi speciali, che non riguardano, però, Università e Ricerca.
Nel contempo si interviene pesantemente ed in modo unilaterale a determinare i criteri di utilizzo del salario accessorio.
Anche questi fatti confermano il giudizio negativo, sostenuto, peraltro in questi giorni dal voto di migliaia di lavoratori nell'Università, dei contratti sul secondo biennio 2008-2009 firmati da CISL e UIL.
Si trattava e si tratta, come la FLC Cgil sostiene da tempo, di contratti a perdere.

Roma, 24 marzo 2009

lunedì 23 marzo 2009

Richiesto un incontro urgente al ministro Gelmini per illustrare le proposte sindacali unitarie sul sistema universitario

Dal sito della FLC-CGIL nazionale:

FLC CGIL, CISL Università, UIL P.A.-U.R , ADU, ADI, ANDU, APU, CISAL Università, CNU, CNRU, SUN, UDU, UGL Università e Ricerca, richiedono un incontro urgente al Ministro Gelmini per illustrare le proprie proposte sul sistema universitario.
Richiesta anche l’audizione alle commissioni parlamentari ed al CUN.

Roma, 23 marzo 2009
__________________

ADU, ADI, ANDU, APU, CISAL Università, CISL Università, CNU, CNRU,
FLC CGIL, SUN, UIL P.A.-U.R. AFAM, UDU, UGL Università e Ricerca

URGENTE

All’on. Mariastella GELMINI
Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

Ogetto: Richiesta di incontro per un confronto sulle principali questioni universitarie

Signor Ministro,

apprendiamo dalla stampa che sono in corso di predisposizione provvedimenti legislativi importanti per l'Università.

Nel mese di dicembre 2008, nel corso di un incontro con alcune Organizzazioni da Lei convocato, è stata annunciata l'intenzione di aprire, a partire da gennaio 2009, tavoli di confronto tematici su tutti gli aspetti oggetto di possibili interventi legislativi. Da quel giorno il silenzio da parte del Ministero è stato totale, mentre proseguono, in varie forme e con diversi interlocutori, discussioni su temi che dovrebbero essere in primo luogo oggetto di confronto con le Organizzazioni e Associazioni della docenza universitaria, dei precari, dei dottorandi e degli studenti.

Le chiediamo di attivare immediatamente i tavoli di confronto che erano stati annunciati, sui quali formalizzare lo stato dell'arte dell'elaborazione e del programma del Governo in materia di Università.

Le chiediamo anche di poterla al più presto incontrare per illustrarle i contenuti del nostro “Programma per l'Università” che contiene precise proposte per la soluzione dei più gravi e più urgenti problemi dell'Università.
Con i più distinti saluti.

ADU, ADI, ANDU, APU, CISAL Università, CISL Università, CNU, CNRU,
FLC CGIL, SUN, UIL P.A.-U.R. AFAM, UDU e UGL Università e Ricerca

lunedì 16 marzo 2009

18 marzo: Molti i motivi per scioperare.

Astenersi dal lavoro è una forma di lotta impegnativa, soprattutto nei settori pubblici, dove - è bene ricordarlo - il sindacato per primo ha voluto forme di autoregolamentazione, affinché la protesta non danneggiasse troppo i cittadini. Astenersi dal lavoro è anche una forma di lotta a carico del lavoratore e quindi non è mai una decisione presa con leggerezza, soprattutto quando gli stipendi non sono stratosferici.

Eppure ci sono tante ragioni per scioperare ancora una volta contro la politica di questo governo nei nostri settori. Una politica asfittica, fatta di tagli e di smantellamenti che sta mettendo in ginocchio il nostro sistema di istruzione e formazione e fermando la ricerca. Non è una novità, l'Italia scivola sempre più in coda, e sempre più velocemente anche perché altri paesi hanno capito che una delle strade per uscire dalla crisi è investire in conoscenza, aumentare gli stipendi medi, offrire ammortizzatori sociali alle categorie più deboli... esattamente il contrario di quanto sta facendo il governo Berlusconi. Con un aggravante: il disegno sciagurato di attacco ai diritti collettivi e individuali, alla libertà della persona, alla garanzie costituzionali.

È facile dire perché si deve scioperare contro questo governo. Ma il 18 marzo lo sciopero è soprattutto per ottenere delle cose.
Innanzitutto, riavere il maltolto, cioè le risorse tagliate dalla legge 133/08. Dei contratti che non siano solo a perdere e soprattutto il ripristino del contratto nazionale a garanzia del lavoro. L'introduzione di regole democratiche che permettano ai lavoratori di pronunciarsi sugli accordi.

Il ritiro delle norme tante care a Brunetta che penalizzano chi è ammalato. Il ritiro del disegno di legge Aprea sulla scuola che non solo cancella l'autonomia delle singole istituzioni ma penalizza e avvilisce la libertà d'insegnamento e l'autonomia professionale di docenti e dirigenti, oltre a togliere completamente la parola al personale Ata.

Il ritiro del ddl Sacconi che cancella il diritto di sciopero, l'unica arma di legittima difesa dei lavoratori.
Ma lo sciopero è anche per riaffermare l'urgenza di un vero progetto riformatore in tutti i settori della conoscenza, un progetto moderno che scaturisca dalle migliori esperienze sul campo, che sia condiviso e partecipato dagli operatori dei settori e dai cittadini. Un progetto ambizioso per elevare i livelli di cultura e formazione dei cittadini a partire dalla scuola dell'infanzia per tutto l'arco della vita, passando per l'università, la formazione e l'aggiornamento professionale. Un progetto che valorizzi come fatto formativo anche il patrimonio artistico e la tradizione artistica e musicale del nostro paese. Un progetto che rilanci la ricerca di base, negli enti e nelle università, che permetta alle intelligenze italiane di produrre qui e non altrove.

Lo sciopero è anche a difesa dell'occupazione, per salvaguardare non solo le persone dallo spettro della disoccupazione, ma anche i nostri settori da un depauperamento di risorse umane necessarie al loro funzionamento.

Per questo mercoledì 18 marzo, ci troviamo a Udine, in piazzale Diacono, alle 14.00

Chi volesse recarsi a Udine con i pulmann organizzati dalla CGIL, può contattare il seguentie indirizzo e-mail: trieste@flcgil.it

Oppure direttamente la FLC-CGIL in università: flccgil@units.it

domenica 15 marzo 2009

A proposito di ferie...

PARLIAMOCI CHIARO......

Giovedì 12 marzo in contrattazione il direttore amministrativo ha portato al tavolo come argomento NON NEGOZIABILE la chiusura totale dell'ateneo a fini di risparmio per 6 giorni nel 2009 e 2 giorni nel 2010.
Ha proposto di destinare alle provvidenze per il personale metà del risparmio conseguito (24.000 euro circa) .

In caso di contrarietà da parte sindacale, il direttore ha sostenuto di potersi in ogni caso regolare secondo quanto previsto dalla normativa (Tradotto: l’amministrazione potrà decidere anche più di 8 giorni di chiusura e senza destinare nulla al personale).

RdB ha protestato sostenendo che ci sono altri modi di risparmiare, proponendo di utilizzare un metodo più flessibile (come l’anno scorso).

La CGIL e alcune RSU hanno affermato che:
1. La chiusura non può significare per il personale rientrare in ambienti gelidi o torridi, ciò è inaccettabile.
2. E' doverosa l'attenzione per il personale che ha necessità di utilizzare le ferie per prendersi cura dei propri parenti, pertanto si è chiesto di garantire il servizio in altra sede a chi volesse comunque lavorare.
3. In ogni caso non potendo avere la certezza che il personale docente non acceda agli edifici (vi sono esperimenti in corso), vi sarebbero due pesi e due misure.

Nessun sindacato ha dato adesione alla proposta dell’’amministrazione. La CONFSAL ha espresso il suo apprezzamento per la volontà di risparmio dell’amministrazione. La RSU non si è espressa a favore o contro la proposta.

Il comunicato di RdB circolato in questi giorni è quindi in buona parte strumentalmente falso.

In merito ci preme osservare alcuni FATTI:

Quando si è trattato di pretendere che in contrattazione si affrontasse il contratto integrativo dei lettori, che l’amministrazione voleva rimandare, la CGIL è stata l’unica sigla che ha chiesto di discuterne subito i punti essenziali.
In assenza di un fronte sindacale compatto, l'amministrazione ha potuto quindi spostare agevolmente la trattativa sul contratto dei lettori al 7 aprile.

In assenza di un fronte sindacale compatto, l'amministrazione ha potuto quindi spostare agevolmente la trattativa sul contratto dei lettori al 7 aprile.

In sintesi: abbiamo avuto 3 ore di contrattazione per discutere di temi non trattabili o che non erano all'ordine del giorno.

Allora: cosa ha ottenuto RdB? Personale scontento (ancora di più), consenso acquisito?
RDB non si fa scrupolo di spargere menzogne sull'andamento delle trattative, con il dichiarato scopo di raccattare qualche tessera.

Se chi rappresenta al tavolo i colleghi ha veramente a cuore la tutela del personale deve cambiare registro.

Deve smettere di disertare sistematicamente le riunioni sindacali in preparazione delle trattative, dove si può raggiungere un fronte coeso e più forte.

Deve smettere di organizzare sistematicamente la propria attività in funzione del consenso che può acquisire, senza riguardi per gli interessi reali e concreti del personale.

Ci lascia perplessi il comportamento di chi le vertenze preferisce farle con le altre organizzazioni sindacali anziché (come sarebbe logico) con la controparte.

Matteo Slataper
RSU FLC-CgIL Università di Trieste

lunedì 23 febbraio 2009

Precari stabilizzandi dell'Università... qualcosa si muove

Il disegno di legge 1167, "Delega al Governo in materia di lavori usuranti, di riorganizzazione di enti, di congedi, aspettative e permessi, nonché misure contro il lavoro sommerso e norme in tema di lavoro pubblico, di controversie di lavoro e di ammortizzatori sociali, approvato dalla Camera dei deputati" è ora in discussione, in fase consultiva al Senato.
La scorsa settimana, precisamente il 17 e il 18 febbraio 2009 sono state presentate alcune osservazioni interessanti bipartisan (senatore Valditara per il PDL, Rusconi per il PD) che andrebbero a modificare le dure condizioni poste dall'articolo 7 del citato ddl.
Cercherò di riassumerle in ordine cronologico, ricordando chi legge che siamo in una fase consultiva del ddl, che dobbiamo mantenere il sangue freddo e non abbandonarci a facili illusioni.
Il fatto positivo, ripeto, è che le osservazioni provengono da maggioranza e opposizione.
Illustrandovi la questione, capirete meglio la situazione.
In sede consultiva, presso la 7ª Commissione permanente, istruzione pubblica, beni culturali, in data 17 febbraio 2009, "riferisce alla Commissione il relatore VALDITARA (PdL), il quale si sofferma in particolare sull'articolo 7 che investe le competenze della Commissione. Nel ricordare che tale disposizione è stata introdotta in prima lettura presso la Camera dei deputati, fa presente che essa incide sulla stabilizzazione dei pubblici dipendenti precari ed ha effetti anche sul personale tecnico-amministrativo delle università.
Dopo aver brevemente descritto le abrogazioni concernenti le disposizioni sulla stabilizzazione introdotte dalle leggi finanziarie 2007 e 2008, e dopo aver dato conto dei comparti esclusi dall'applicazione dell'articolo 7, precisa che sono fatte salve le procedure di stabilizzazione in corso, la cui conclusione deve comunque avvenire entro il 30 giugno 2009, atteso che dal 1° luglio le pubbliche Amministrazioni non potranno più stipulare contratti a tempo determinato.
Si interroga quindi sulla possibile risoluzione ex lege dei contratti a termine, ritenendo inoltre necessario definire le prospettive per il personale a tempo determinato già impiegato nelle università. A tale riguardo, prefigura la possibilità di una riserva di posti, non superiore al 40 per cento, per i concorsi da bandire nel triennio 2009-2011, nonché la valorizzazione dell'esperienza professionale acquisita.
Dà indi conto del comma 7, in base al quale le Amministrazioni devono trasmettere alla Presidenza del Consiglio l'elenco del personale in servizio assunto con contratto a tempo determinato, indicando la qualifica posseduta da ciascuno di questi dipendenti, la data di inizio del rapporto di lavoro, nonché le eventuali proroghe e i rinnovi, al fine di comprendere l'entità del fenomeno e, pertanto, di monitorarlo. Segnala inoltre che i vincitori di concorsi appartenenti a graduatorie ancora vigenti hanno priorità per l'assunzione rispetto al personale a tempo determinato.
Quanto agli effetti delle disposizioni sul comparto universitario, tiene a precisare che esse si sovrappongono alla legislazione vigente inerente il limite di assunzioni e i vincoli al turn over, previsti fino al 31 dicembre 2012. Ritiene perciò opportuna una riflessione con particolare riferimento ad un possibile contrasto tra l'obbligo di concludere le stabilizzazioni entro il 30 giugno 2009 e le disposizioni in vigore"....
...."prende la parola il senatore RUSCONI (PD), il quale pone in luce la segnalazione inviata a tutti i Capigruppo dalla Conferenza dei rettori delle università italiane (CRUI) in relazione ai pesanti vincoli gravanti sulle università in conseguenza dei decreti-legge nn. 112 e 180. Nel puntualizzare che tali limitazioni si basano a suo avviso su criteri discutibili, calcolati solo sul rapporto tra personale e attuali trasferimenti di risorse, paventa il rischio che l'articolo 7, unitamente alle norme in vigore, penalizzi gli atenei che non possono più completare le assunzioni.
Reputa perciò tali norme punitive per il comparto e chiede che nello schema di parere che il relatore si accinge a redigere sia inserita una condizione che recepisca le osservazioni della CRUI sull'esigenza di consentire il completamento delle procedure di stabilizzazione, tanto più che si tratta di operazioni senza ulteriori spese, realizzate nel rispetto dei criteri di stabilità finanziaria. Qualora tale condizione fosse inserita nel parere, il suo Gruppo potrebbe esprimere un voto favorevole, anche perché ciò costituirebbe un segnale di attenzione volto a fugare qualsiasi intento penalizzante a danno dell'università italiana".....

Presso la medesima commissione permanente, il giorno successivo si procede con l'esame del DDL.
...."In sede di replica prende la parola il relatore VALDITARA (PdL), il quale ritiene che il provvedimento sia motivato dall'eccessivo ricorso in passato a personale a tempo determinato, con un evidente incremento dei costi. Giudica pertanto appropriato l'articolo 7 nella prospettiva di superare l'attuale fase transitoria.
Illustra quindi uno schema di parere favorevole con osservazioni (pubblicato in allegato al presente resoconto) ALLEGATO: SCHEMA DI PARERE PROPOSTO DAL RELATORE SUL
DISEGNO DI LEGGE N. 1167

"La Commissione, esaminato il disegno di legge in titolo ed in particolare l'articolo 7,
considerato che tale disposizione incide sulla stabilizzazione dei pubblici dipendenti precari ed ha effetti anche sul personale tecnico-amministrativo delle università;
osservato che sono fatte salve le procedure di stabilizzazione in corso, la cui conclusione deve comunque avvenire entro il 30 giugno 2009, atteso che dal 1° luglio le pubbliche Amministrazioni non potranno più stipulare contratti a tempo determinato;
ritenuto positivo che in base al comma 7 le Amministrazioni devono trasmettere alla Presidenza del Consiglio l'elenco del personale in servizio assunto con contratto a tempo determinato, indicando la qualifica posseduta, la data di inizio del rapporto di lavoro, nonché le eventuali proroghe e i rinnovi, al fine di comprendere l'entità del fenomeno e, pertanto, di monitorarlo;
reputate favorevolmente, da un lato, la possibilità di una riserva di posti, non superiore al 40 per cento, per i concorsi da bandire nel triennio 2009-2011 e, dall'altro, la valorizzazione dell'esperienza professionale acquisita, nell'ottica di non disperdere le competenze maturate;
valutato che la disposizione in esame si sovrappone alla legislazione vigente sul comparto universitario inerente il limite di assunzioni e i vincoli al turn over, previsti fino al 31 dicembre 2012;
giudicata comunque necessaria l'esigenza di riduzione delle spese e di rispetto dei criteri di stabilità finanziaria, anche alla luce di un eccessivo ricorso in passato al personale con contratto a tempo determinato;

esprime, per quanto di competenza, parere favorevole con un'osservazione:

1. si invitano le Commissioni di merito a valutare la possibilità, per le università, di posticipare al 30 giugno 2010 la scadenza per il completamento delle procedure di stabilizzazione, atteso che esse si collocano in un contesto normativo che già prevede limitazioni di assunzioni per il settore, al fine di favorire il regolare svolgimento della fase di transizione."

precisando che è opportuno posticipare al 30 giugno 2010 il termine per il completamento delle procedure di stabilizzazione, onde non creare problemi a livello di gestione dell'università. Rammenta peraltro che, nel provvedimento, si prevede comunque una riserva di posti per tali soggetti nonché la valorizzazione dell'esperienza professionale acquisita, nella prospettiva di non disperdere le competenze fino ad ora maturate"......

....."prende la parola il senatore RUSCONI (PD) il quale, ricordando di aver sollecitato l'assegnazione del provvedimento in sede consultiva anche alla Commissione, prende atto positivamente delle aperture del relatore circa le richieste avanzate dalla Conferenza dei rettori delle università italiane (CRUI).
Pur ritenendo perciò corretta l'impostazione dello schema di parere proposto dal relatore, chiede di trasformare l'osservazione in condizione, anche al fine di rafforzare le prerogative della Commissione sugli ambiti di competenza, oppure di modificare il termine di scadenza posticipandolo di due anni. Avanza peraltro la richiesta di votazione per parti separate, preannunciando un voto di astensione sul dispositivo e un voto favorevole sulla eventuale condizione.

Il senatore PITTONI (LNP) chiede a sua volta al relatore di inserire una condizione in luogo dell'osservazione, dichiarando il voto favorevole della propria parte politica.

Il senatore ASCIUTTI (PdL) concorda con il relatore sull'opportunità di posticipare di un anno la scadenza per concludere le procedure di stabilizzazione. Si associa tuttavia alle richieste di trasformare l'osservazione in condizione, dichiarando il voto favorevole del suo Gruppo.

Il relatore VALDITARA (PdL) ritiene che posticipare di due anni il termine per completare le stabilizzazioni in atto, come richiesto dal senatore Rusconi, sia in contrasto con le finalità del provvedimento, che introduce un piano di assunzioni a tempo indeterminato. Reputa invece accettabile posticipare detta scadenza al 30 giugno 2010 al fine di consentire il regolare svolgimento della transizione. Accoglie poi le sollecitazioni a trasformare l'osservazione in condizione e modifica pertanto lo schema di parere".....

...."Previa verifica del prescritto numero di senatori, la Commissione approva a maggioranza il dispositivo, dalla parole "La Commissione" fino a "esprime, per quanto di competenza, parere favorevole con la seguente condizione", all'unanimità la condizione, e a maggioranza lo schema di parere nel suo complesso, come riformulato.

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE SUL
DISEGNO DI LEGGE N. 1167


"La Commissione, esaminato il disegno di legge in titolo ed in particolare l'articolo 7,

considerato che tale disposizione incide sulla stabilizzazione dei pubblici dipendenti precari ed ha effetti anche sul personale tecnico-amministrativo delle università;

osservato che sono fatte salve le procedure di stabilizzazione in corso, la cui conclusione deve comunque avvenire entro il 30 giugno 2009, atteso che dal 1° luglio le pubbliche Amministrazioni non potranno più stipulare contratti a tempo determinato;

ritenuto positivo che in base al comma 7 le Amministrazioni devono trasmettere alla Presidenza del Consiglio l'elenco del personale in servizio assunto con contratto a tempo determinato, indicando la qualifica posseduta, la data di inizio del rapporto di lavoro, nonché le eventuali proroghe e i rinnovi, al fine di comprendere l'entità del fenomeno e, pertanto, di monitorarlo;

reputate favorevolmente, da un lato, la possibilità di una riserva di posti, non superiore al 40 per cento, per i concorsi da bandire nel triennio 2009-2011 e, dall'altro, la valorizzazione dell'esperienza professionale acquisita, nell'ottica di non disperdere le competenze maturate;

valutato che la disposizione in esame si sovrappone alla legislazione vigente sul comparto universitario inerente il limite di assunzioni e i vincoli al turn over, previsti fino al 31 dicembre 2012;

giudicata comunque necessaria l'esigenza di riduzione delle spese e di rispetto dei criteri di stabilità finanziaria, anche alla luce di un eccessivo ricorso in passato al personale con contratto a tempo determinato;

esprime, per quanto di competenza, parere favorevole con la seguente condizione:

1. si invitano le Commissioni di merito a posticipare, per le università, al 30 giugno 2010 la scadenza per il completamento delle procedure di stabilizzazione, atteso che esse si collocano in un contesto normativo che già prevede limitazioni di assunzioni per il settore, al fine di favorire il regolare svolgimento della fase di transizione".

Come si desume dal testo, ho pubblicato degli stralci della discussione: chi volesse leggere i documenti integrali, può partire dal seguente link: http://www.senato.it/leg/16/BGT/Schede/Ddliter/cons/32637_cons.htm

Data la delicatezza del tema e delle sensibilità già provate dei colleghi in attesa del sospirato contratto a tempo indeterminato invito nuovamente tutti a evitare lusinghe e proclami facili.

Come stabilizzando, collega e facente parte del tavolo tecnico stabilizzazioni/PEO, rimango a disposizione per chiarimenti.

Saluti,

Marco Chiandoni

domenica 15 febbraio 2009

Venerdì 20 febbraio: assemblea e referendum sul modello contrattuale e Contratto Università 2008-09

La FLC-CGIL dell'università di Trieste organizza:

VENERDI' 20 FEBBRAIO

ASSEMBLEA DI TUTTO IL PERSONALE DELL'ATENEO

(APERTA A TUTTI GLI INTERESSATI)

SEDE CENTRALE AULA M
DALLE 13.00 alle 14.30


Parleremo del Contratto Università (biennio economico 2008-2009) e dell'accordo del 22 gennaio sul nuovo modello contrattuale: due accordi a perdere.
Verranno spiegate le ragioni che hanno portato la CGIL a non firmare.

Dell'accordo separato parlerà Adriano Sincovich, segretario generale della Nuova Camera del Lavoro di Trieste (CGIL).

Al termine dell'assemblea apriremo le urne: la CGIL chiede alle lavoratrici e ai lavoratori di esprimere tramite il voto la loro opinione in merito ai due accordi.

Non è giusto che scelte così importanti vengano fatte senza coinvolgere chi ne subirà le conseguenze!

La settimana del 23-27 febbraio apriremo i seggi all'università per più giorni: tutti hanno il diritto di esprimersi in merito!

Partecipate all'assemblea, votate e fate votare!

mercoledì 11 febbraio 2009

Siamo Tutti Complici d'Impresa (di Sasha Colautti, RSU FIOM in Wartsila)

In 30 minuti esatti, nella serata di Giovedì 22 Gennaio, CISL UIL, CONFSAL e UGL hanno sottoscritto ed approvato la riforma del modello contrattuale assieme alla CONFINDUSTRIA ed al GOVERNO. Il CCNL viene irrimediabilmente indebolito, negli integrativi aziendali sarà “vietata” la quota fissa e gli aumenti saranno legati esclusivamente alla redditività dell’azienda.

E’ inutile dire che i segretari di CISL, UIL, CONFSAL ed UGL si immaginano un altro sindacato. Il sindacato collaborazionista, quello che, a detta del presidente della Confindustria Emma Marcegaglia, deve far diventare il lavoratore un “complice d’impresa”.

Ora è fatta. Siamo tutti complici d’impresa.

Quello che mi chiedo è che cosa faranno gli iscritti di CISL, UIL, UGL e CONFSAL adesso. Che cosa ne pensano del fatto che i loro sindacati hanno deciso (senza nemmeno interpellarli attraverso il referendum) di firmare un accordo che riduce il loro salario e lega la contrattazione di secondo livello ESCLUSIVAMENTE alla redditività dell’azienda? Perché CISL e UIL non hanno organizzato assemblee per spiegare che cosa si stava per firmare?

Ho fatto una summa d’alcuni interessanti articoli presi dal coordinamento RSU e “il pane e le rose” che trattano l’argomento e che secondo me danno una visione sistematica dell’accordo, e che daranno a voi degli elementi di valutazione decisamente obiettivi. In realtà basterebbe leggere l’accordo firmato per rendersi conto di quanto sia indifendibile.

Link ai documenti

Ho letto da qualche parte che la Presidente della Confindustria Emma Marcegaglia ha tentato, in un incontro durato cinque ore, di convincere Epifani a firmare la riforma dei contratti già accettata dalle altre confederazioni. Cinque ore alla fine delle quali Epifani ha confermato il no della Cgil.

Mi è venuto da pensare: perchè la Confindustria vuole a tutti i costi la firma della CGIL? Certamente non si tratta di un’organizzazione filantropica che chiede ai possibili beneficiari della sua generosità di accettarla! Sappiamo bene come gli accordi di oggi peggioreranno le condizioni generali del rapporto di lavoro e con i meccanismi già adottati con la legge trenta si creeranno i presupposti per sostanziali decurtazioni dei minimi salariali nelle regioni e nelle aziende. Inoltre avanza il processo di scardinamento dell'art.18 e dei contratti a tempo indeterminato. Oggi nasce una specie di diritto sindacale che è sopratutto diritto delle aziende alle quali bisognerà piegarsi dopo essere stati spogliati di ogni possibile tutela e possibilità di resistenza sindacale o legale.

Non si fa gran fatica a dimostrare l'assurdità dell'accordo separato firmato da Cisl, Uil, Ugl, Confsal e Confindustria.
Da oggi il riferimento non sarà più l'inflazione programmata (che già faceva acqua da tutti i buchi) ma un'altra cosa che però ancora non si capisce bene cosa sia ... infatti l'accordo dice:

"per la dinamica degli effetti economici si individuerà un indicatore della crescita dei prezzi al consumo assumendo per il triennio - in sostituzione del tasso di inflazione programmata - un nuovo indice previsionale costruito sulla base dell’IPCA (l’indice dei prezzi al consumo armonizzato in ambito europeo per l’Italia), depurato dalla dinamica dei prezzi dei beni energetici importati. L’elaborazione della previsione sarà affidata ad un soggetto terzo"

Ciò che appare comunque evidente è che il riferimento all'inflazione reale (già ridotta a richiamo solo nominale da quando è stata abolita la scala mobile) è andata definitivamente a farsi benedire ... scomparsa anche dal lessico sindacalese.

I nostri salari potranno forse recuperare qualcosa dell'aumento del costo della vita (dubito), ma non tutto in quanto depurato dagli effetti dei prezzi dei beni energetici importanti (elettricità e petrolio si presume) sull'inflazione ... ossia da quanto incide per almeno la metà sui processi inflazionistici.

L'accordo ci dice inoltre che a decidere di quanto dovranno aumentare i nostri salari sarà d'ora in poi un "soggetto terzo" che, da quanto si capisce, non sarà più il Governo tramite le leggi finanziarie (e già così…) ma probabilmente un soggetto di ricerche economiche, magari (sicuramente) un ufficio studi che sicuramente già lavora per banche e per diversi degli imprenditori iscritti a Confindustria.

L'altra perla dell'accordo è che il salario variabile legato alla contrattazione decentrata sarà ancor più di prima (dell'accordo del 23 luglio) subordinato ai risultati di produttività, redditività, recupero efficienza delle imprese e con l'aggiunta che la sua erogazione viene ora esplicitamente subordinata ad un'azionedel Governo che garantisca per ogni lira di salario variabile erogato corrispondenti sgravi fiscali e risparmi contributivi a favore delle imprese (e quindi .. a carico della collettività).

Cisl, Uil, Confsal e Ugl cantano vittoria ma non si capisce su cosa, e sarà difficile che vengano a spiegarcelo nei luoghi di lavoro. Se pensiamo alle urla di dolore di Bonanni di solo pochi mesi fa riguardo all'insorgere di una "emergenza salariale" ci rimane difficile pensare con quali argomentazioni il segretario della Cisl potrebbe venire a convincerci in assemblea.
Non certo con il suo famoso e recente "Basta col salario a prescindere"…

Certo non con gli argomenti di Angeletti che, in piena overdose di entusiasmo ha declamato ..."per la prima volta si considera il salario non come la derivata di rapporti politici tra sindacati, imprese e governo, ma come la derivata del lavoro" ... che è come dire che il salario non deve corrispondere ai bisogni che il lavoratore deve soddisfare ma a quanto lavoro è disponibile a fare in più.

Neppure con gli argomenti della Polverini (UGL) che dichiara come ... "L'accordo raggiunto sulla riforma del modello contrattuale rappresenta un contribuito che le organizzazioni dei lavoratori danno per la risoluzione della crisi" .... come dire che la questione dell'emergenza salariale era tutta una bufala e che il problema principale è solo lavorare di più ed accontentarsi.

In fin dei conti non esiste alcun ragionamento propriamente "sindacale" che loro riescono ad sciorinare per giustificare la bontà e l'urgenza di questo accordo. L'unica cosa che spiega questa loro decisione è quanto da loro stessi dichiarato e cioè che si è finalmente annullato il cosiddetto “conflitto” sindacale.

Una considerazione assai peregrina in realtà. Un rapporto non conflittuale ma collaborativo sottintende l'esistenza di un rapporto paritetico tra le parti. Orbene l'accordo firmato da Cisl, Uil e Ugl ha come obiettivo principale il sostegno alla produttività e redditività di impresa. Il lavoro, e le sue aspettative normative e salariali compaiono nell'accordo solo come elementi subordinati all'impresa ed ai suoi obiettivi. Difficile quindi pensare ad un rapporto collaborativo tra due interessi, dei quali il secondo è esplicitamente dichiarato subordinato al primo.
Già in partenza l'accordo sancisce, anche sul piano concettuale, l'evidenza di uno scambio diseguale.

Verificata la debolezza e la non sussistenza di ragioni "sindacali" (anche delle più moderate) viene fuori lampante ciò che veramente Cisl, Uil e Ugl apprezzano dell'accordo e cioè il riconoscimento di ruolo che viene dato alle loro burocrazie da Governo e Confindustria.

Cisl, Uil, Confsal e Ugl aderiscono (per interesse loro) ad un modello negoziale imperniato sulla progressiva eutanasia del contratto nazionale, sulla riduzione programmata dei salari, su una contrattazione integrativa limitata ad un'area ristretta di lavoratori e di lavoratrici, subordinata ad un aumento della fatica, delle ore lavorate e legata alle performance dei bilanci aziendali e a defiscalizzazioni concesse dallo Stato.

Coscientemente aderiscono alla rampante deriva neocorporativa che impone anche la trasformazione dei modelli sindacali, compromettendone l'autonomia, prefigurando un sindacato consociativo che sostituisce la contrattazione con una rete infinita di commissioni bilaterali che escludono la partecipazione diretta dei lavoratori alla discussione ed alla decisione su come affrontare e risolvere i loro bisogni, delegando invece tutto ad una presunta specializzazione degli apparati e delle burocrazie di cui i lavoratori saranno chiamati (solo) a fidarsi.

Per me tutto questo è a dir poco sconcertante.

La Confindustria, con la complicità di questi sindacati, approfitta della crisi per portare fino in fondo l’attacco al contratto nazionale di lavoro. L’accordo separato sul sistema contrattuale apre la via alla totale flessibilità del salario; minaccia ancora di più la salute dei lavoratori con il vincolo della produttiva del salario; estende la precarietà e l’incertezza dei diritti; mette in discussione i principi fondamentali dell’iniziativa sindacale e dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori.

La gravità della crisi e dell’attacco ai diritti apre una fase nuova e dà spazio e valore a una linea sindacale conflittuale e antagonista. Vogliono eliminare il conflitto sociale, ma dovranno raccoglierne una quantità tale da sconfiggere il loro disegno: quello di far pagare a noi la loro crisi.


di Sasha Colautti (RSU FIOM-CGIL, Wartsila, Trieste)
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lunedì 19 gennaio 2009

Contratto Università: rinnovo blitz, la FLC Cgil non ha siglato il CCNL 2008/2009 II biennio economico

L’8 gennaio sono incominciate le trattative per il rinnovo del contratto: la FLC Cgil ha ribadito le critiche all’atto d’indirizzo e, pur anticipando l’indisponibilità della Cgil alla firma di un contratto sulla base di quest’atto d’indirizzo, ha chiesto:
• che l’aumento previsto, già irrisorio, sia messo tutto sullo stipendio tabellare;
• ha fatto notare come l’atto d’indirizzo non prevede né il recupero del taglio del 10% del salario accessorio, né il recupero delle leggi che generano salario accessorio, come invece è previsto dall’accordo sul rinnovo dei contratti pubblici e dal protocollo d’intesa con il MIUR del 11 novembre 2008 firmato da Cisl e Uil;
• che non sono stati emanati gli atti d’indirizzo per le sequenze contrattuali dei lettori e Cel e delle Aziende Ospedaliere Universitarie;
• che le modifiche richieste al testo del CCNL 2006/09 siano oggetto di intepretazioni autentiche e non rientrino nel testo del CCNL 2008/09 essendo un biennio economico;
• ha espresso contrarietà a conteggiare e rendere esplicito con una tabella allegata al contratto, l’indennità di vacanza contrattuale per gli anni 2010 e 2011.
L’Aran ha sostenuto la necessità di illustrare al Comitato di Settore le richieste sindacali per poter procedere nella trattativa; il prossimo incontro dovrebbe essere previsto per il 15 gennaio.
In data 16 gennaio è stato siglato da CISL Università, UILPA UR-AFAM, Snals Cisapuni, CISAL il contratto nazionale 2008/2009 II biennio economico. La FLC Cgil coerentemente con le posizioni espresse sul protocollo d'intesa che ha dato il via al secondo biennio contrattuale nei comparti pubblici, non ha firmato l'ipotesi di accordo.
Peraltro si registrano ulteriori elementi negativi, specifici per il settore Università:
• Non si è tenuto conto della nostra richiesta di procedere verso un biennio puramente economico e trattare a parte le modifiche normative richieste dal tavolo al CCNL sottoscritto il 16 ottobre 2008
• Le risorse sono insufficienti, a fronte di una diminuzione del potere d’acquisto dei salari che è ormai insostenibile, il Governo ha messo a disposizione 7 € lordi per l’anno 2008 e 61 € lordi medi per l’anno 2009. La Crui, bontà sua, ha acconsentito a mettere 36 centesimi di € (questa era la quota destinata al salario accessorio) sullo stipendio tabellare, specificando,. però, che questa scelta non deve e non può essere considerata un precedente (su questo siamo perfettamente d’accordo!).
• E’ stato siglato un contratto che in cambio di 68 € medi lordi consente alle amministrazioni di valutare e misurare l’attività amministrativa. La norma è preoccupante per la sua genericità e inoltre non prevede nessun livello di informazione né tanto meno di contrattazione con le Organizzazioni sindacali.
• E’ stato aggiunto l’articolo 5 che è, come negli altri contratti fin'ora sottoscritti, un impegno generico al recupero di risorse sul salario accessorio, ma che dovendo essere previsto da un'apposita norma di legge, è inapplicabile. Peraltro il recupero del taglio del 10% sulle risorse del salario accessorio avviene solo nel 2009
Inoltre questo articolo dà al Ministro della Funzione Pubblica e a quello dell’Economia e delle Finanze un ruolo assolutamente improprio nei confronti delle Università e della loro autonomia, visto che dovranno controllare semestralmente se le amministrazioni hanno ottenuto risparmi di spesa prima di erogare “quota parte delle risorse derivanti da risparmi aggiuntivi” per finanziare la contrattazione integrativa.
• Nonostante la richiesta della FLC Cgil di separare l'argomento dal contratto, è stato proposto nel testo, ed accettato dalle altre Organizzazioni sindacali, la modifica del comma 4 dell’art. 79 del CCNL 2006/2009 che riporta le progressioni orizzontali degli EP nell’art. 88.
• E’ stata data la possibilità di utilizzare il conto ore individuale anche per permessi orari.
Sono state fatte quattro dichiarazioni congiunte che riguardano la determinazione delle voci che compongono il monte salari, il metodo di calcolo dell’indennità di vacanza contrattuale, la Ria e il differenziale economico degli EP che vanno nell’art. 87 del ccnl 2008.
Inoltre su nostra richiesta è stata fatta la dichiarazione n. 4 sull’articolo 22 (tempo determinato) che chiarisce che le limitazioni previste in caso di permessi ecc. si applicano solo al personale con contratto inferiore all’anno.
Delle sequenze contrattuali per i Lettori e i CEL e per il personale che opera presso le Aziende Miste (A.O.U.), per il momento nemmeno l’ombra.
Rimane il nostro giudizio negativo sull'insieme dell'accordo. Riteniamo infatti che i tagli dei fondi decisi nella legge finanziaria 2009, unitamente ad un rinnovo contrattuale con risorse inadeguate, avranno pesanti ricadute sulla contrattazione integrativa e sul salario del personale tecnico amministrativo
Nei prossimi giorni chiederemo alle Organizzazioni Sindacali firmatarie dell'ipotesi di accordo di sottoporre il testo a referendum fra tutti i lavoratori e le lavoratrici.

Roma, 16 gennaio 2009