lunedì 23 giugno 2008

Cosa serba la finanziaria per Scuola, Università e Ricerca? Tagli, tagli e ancora tagli...

Il testo definitivo del Documento di Programmazione Economica e Finanziaria (DPEF) non é ancora steso, ma dalle bozze circolate in questi giorni ci possiamo aspettare poco di buono.

Tagli ai finanziamenti (500 milioni in meno all'Università in tre anni), serrata sulle assunzioni (ridotte al 20% delle cessazioni, di cui solo la metà per le stabilizzazioni), possibilità per le Università di trasformarsi in Fondazioni.

Tagli e privatizzazioni, nessun piano strategico se non (é questa l'impressione) la volontà di punire il mondo della ricerca scientifica e della formazione pubblica. Forse sono i primi passi per poter arrivare, in un secondo tempo, alla sua dismissione.

Le norme sono troppe per poterne fare una sintesi, ma é possibile vedere una prima analisi su questa pagina.

Se il precedente governo non ha brillato nei confronti di ricerca e università, questo mi sembra partire con le idee ben chiare: fare piazza pulita di un settore che evidentemente si crede improduttivo, un peso per l'economia e la società. Un costo ingiustificato e quindi da tagliare.

Le persone che lavorano nell'università, nella ricerca e nella scuola sono avvertite.

Matteo Slataper
RSU FLC-CGIL Università di Trieste

martedì 10 giugno 2008

Nuovo modello della riforma contrattuale: cosa ci aspetta, secondo CGIL, CISL e UIL

A maggio i sindacati confederali hanno approvato la bozza per la modifica del modello del Contratto Nazionale del Lavoro (vedi al link: http://www.cgil.it/org/StrutturaContrattazione.pdf). In sostanza su quale modello si dovranno uniformare tutti i futuri Contratti Nazionali sia del pubblico che del privato.

Di cosa si tratta?
SINTESI DELLE PROPOSTE:
  1. La durata del contratto passa da quattro anni a tre anni, con un solo triennio economico (invece di due bienni). La proposta intende superare i cronici ritardi con cui i contratti vengono firmati.
  2. Riduzione del numero dei contratti nazionali (dagli attuali 400 e più)
  3. Il livello nazionale potrà solo garantire il recupero "dell'inflazione realisticamente prevedibile".
  4. Il resto della redistribuzione sui salari potrà avvenire solo nei contratti di secondo livello (il cosiddetto Contratto Integrativo per le pubbliche amministrazioni, ma si prevedono anche contratti teritoriali di sito, di filiera ecc.)
  5. Vengono ridefinite le regole per la rappresentanza sindacale e quelle per la verifica degli accordi sindacali. La percentuale di rappresentatività delle sigle verrà valutata dal CNEL, mentre gli accordi dovrebbero passare una verifica presso i lavoratori tramite la consultazione.

LE VOCI CONTRARIE:

Questa proposta è stata fatta propria dai sindacati confederali a metà mese, ma le voci critiche non sono mancate. Oltre a diverse sigle autonome, e' infatti noto che nella CGIL diverse aree organizzate si sono dichiarate contrarie nel merito (e nel metodo con cui si è giunti a questo accordo tra sindacati). Si tratta della FIOM (maggiore sindacato industriale italiano), dell'area programmatica "Lavoro e Società" e della "Rete 28 aprile". Quali sono le osservazioni sul merito?

  1. La triennalizzazione dei contratti, non garantisce di per se' la firma tempestiva e lo snellimento delle trattative. In compenso però riduce il recupero del salario di una volta ogni sei anni (con il modello attuale ogni sei hanni dovremmo avere tre bienni economici e quindi tre rivalutazioni, col nuovo modello le rivalutazioni saranno solo due).
  2. Non è assolutamente chiaro cosa si intenda per "inflazione realisticamente prevedibile". Se per quanto riguarda i sindacati siamo certi che esso significa avvicinarsi all'inflazione reale, di tutt'altro avviso saranno le associazioni dei datori di lavoro (pubblici o privati). Inoltre, al livello di contrattazione nazionale viene sottratta gran parte della redistirbuzione degli incrementi salariali.
  3. Gli aumenti salariali ottenibili nella contrattazione di secondo livello saranno legati esclusivamente alla produttività, e quindi ai risultati d'azienda. Non ci sarà nessuna garanzia di una redistribuzione dei profitti, inoltre ci saranno inevitabilmente grossissime sperequazioni tra azienda e azienda, regione e regione. In questa maniera la contrattazione collettiva verrà indebolita e si apre una deriva pericolosissima verso una contrattazione di tipo individuale tra lavoratore e padrone. Chi sia il più svantaggiato in questo tipo di confronto è chiaro fin dal principio. Inoltre il 90% (circa il 70% dei lavoratori) delle aziende non fa contrattazione di secondo livello, perché sono sotto la soglia che garantisce la rappresentanza sindacale (in teoria la contrattazione di sito, distretto e filiera dovrebbe sopperire a questa lacuna, ma ne parlerò in seguito).
  4. Se si registra un passo avanti da parte di CISL e UIL, che hanno accettato di sottoporre gli accordi alle consultazioni di tutti i lavoratori, non si capisce invece in che maniera lo si intenda: sarà vincolante per i sindacati o no? E per la rappresentatività: si vuole mantenere nel settore privato la riserva del 33% dei posti delle RSU per CGIL, CISL e UIL? Non è un metodo democratico ed è giusto che i lavoratori siano liberi di scegliere il 100% degli eletti e delle sigle sindacali, senza riserve: deve essere scelto chi meglio difende i nostri diritti.

NEL FRATTEMPO CONFINDUSTRIA E GOVERNO...

...hanno già fatto intendere che di questo accordo sono disposti ad accettare solo quello che conviene a loro (ci mancherebbe!). La presidentessa di Confindustria ha già precisato che di accordi di secondo livello territoriali e di distretto (quelli che permetterebbero di tutelare un po' i lavoratori delle le aziende che non hanno rappresentanze sindacali) non se ne parla nemmeno: Confindustria non è disponibile.

All'incontro dei giovani industriali di Confindustria, tenutosi la scorsa settimana a Santa Margherita Ligure, il governo ha annunciato che le norme in merito alla sicurezza sul lavoro verranno ammorbidite, perché oggi sono di ostacolo alle imprese.

La detassazione degli straordinari è già storia (ma solo per i privati), e in merito alla lotta alla precarietà notiamo che 40 milioni di euro destinati in finanziaria a stabilizzare i precari dell'ISFOL sono stati invece dirottati a colmare parte del deficit previsto per il taglio dell'ICI sulla prima casa.

La stessa sorte hanno subìto altri fondi destinati ai servizi per i diversamente abili e per le donne vittime di abusi e violenza sessuale.


Sulla Pubblica Amministrazione il Ministro Brunetta ha già chiarito che vento soffia, basta dare un'occhiata al suo progetto industriale per la PA e alle linee guida di revisione della contrattazione collettiva in quel settore. I due documenti del neominstro sono scaricabili a partire dalla pagina:
http://www.flcgil.it/notizie/news/2008/giugno/confronto_aperto_con_il_governo_sulla_riforma_della_pubblica_amministrazione

CONCLUSIONI.

Mi pare che di fronte a questa situazione, e valutando il merito del documento proposto da CGIL, CISL e UIL, ci dobbiamo chiedere se esso sia collegato alla realtà dei fatti o se si tratti in realtà di un libro dei sogni.

La realtà più probabile è che nei prossimi anni affronteremo un'offensiva violentissima contro i nostri diritti di lavoratori e contro le organizzazioni sindacali tutte. Quanto contenuto nel documento non mi sembra condivisibile, ma un cedimento di alcuni diritti fondamentali (nella speranza di slavare il salvabile?) con il rischio di trovarci tra alcuni anni con contratti di lavoro individuali che nessun sindacato sarà più un grado di difendere (il sogno di qualsiasi padrone).

Che questo sia l'obbiettivo di Confindustria e dei suoi referenti politici mi sembra normale, ma che noi lavoratori accettiamo questi cedimenti da parte del sindacato no.

Nelle prossime settimane (e nei prossimi mesi) CGIL, CISL e UIL hanno sollecitato il dibattito sulla bozza da loro elaborata e la consulatazione tra i lavoratori. E' nostro preciso interesse discuterla tra noi, e far sapere che non accettiamo questo documento, ma al contrario pretendere che i sindacati rivendichino l'estensione dei diritti, il recupero del potere d'acquisto e la redistribuzione dei profitti che in questi ultimi 15 anni sono andati tutti a favore delle speculazioni e non dei salari.

E' necessario che avviamo un dibattito tra di noi, scambiadoci informazioni e opinioni, valutando le scelte a disposizione e gli strumenti per renderle esigibili.

Alla prossima

Matteo Slataper

RSU FLC-CGIL Università di Trieste