mercoledì 31 marzo 2010

Art. 18: LA LOTTA PAGA!

E' di pochi minuti fa la notizia che il Presidente Napolitano non ha firmato il Decreto delega ddl 1167-B, quello che in sordina cercava di stravolgere i diritti dei lavoratori, tra le altre cose aggirando abilmente la possibilità di fatto di poter invocare l'articolo 18, che protegge dai licenziamenti senza giusta causa.

Anche per questo il 12 marzo scorso abbiamo scioperato: per denunciare l'attacco del governo ai diritti di tutti i lavoratori, per difendere e chiedere l'estensione di questi diritti.

Chi lotta può perdere, chi non lotta ha già perso, diceva Ernesto "Che" Guevara.
Oggi possiamo dire che chi lotta, alla fine, vince!

venerdì 12 marzo 2010

12 marzo sciopero generale indetto dalla CGIL

E' un momento difficile per le lavoratrici e i lavoratori.

La crisi ha colpito e colpisce moltissime persone: in questi mesi in Italia sono stati persi centinaia di migliaia di posti di lavoro.

Le risposte del governo sono state insufficienti e arroganti.

Infatti il governo ha voluto colpito i precari delle pubbliche amministrazioni con i tagli alla scuola, all'università e alla sanità, la riduzione degli organici e il blocco delle assunzioni. Non ha mosso un dito per i precari del privato e ha cercato di coprire questo atteggiamento persecutorio puntando il dito contro i migranti e contro gli "statali fannulloni e assenteisti".

Nei giorni scorsi il senato ha varato una norma (potenzialmente retroattiva ed estensibile ad ognuno di noi) che aggira uno dei baluardi a difesa dei diritti dei lavoratori: l'articolo 18 che vieta il licenziamento senza giusta causa.

Il testo aggrava inoltre molti altri aspetti del diritto del lavoro. indebolendo i diritti dei lavoratori quando invece ci vorrebbero maggiori tutele e misure a sostegno dell'occupazione, e del reddito dei lavoratori e dei pensionati.

Per questo motivo la CGIL ha indetto uno sciopero generale il 12 marzo prossimo:

Per chiedere la riduzione della tassazione su pensionati elavoratori dipendenti

Per fermare i licenziamenti, tutelare i precari, reagire alla crisi.

Per difendere i diritti di tutti: italiani e migranti.

Per respingere l'attacco all'articolo 18 e ai diritti di lavoratrici e lavoratori.


Venerdì mattina terremo un Presidio in Piazza Unità, dalle 9.30 alle 13.30

Partecipate e diffondete sarà l'occasione per conoscerci, discutere e ragionare sulle prossime iniziative.

I lavoratori di AFAM, Università e Ricerca scioperano solo le ultima 4 ore del turno. E' quindi necessario segnalare la propria adesione allo sciopero semplicemente timbrando l'uscita normale, oppure (per i ricercatori e docenti universitari) inviando comunicazione scritta all'amministrazione.

mercoledì 10 marzo 2010

martedì 2 febbraio 2010

PROGETTARE IL PAESE: “BIODIVERSITA’, CRESCITA, SOSTENIBILITA’: QUALE MODELLO DI SVILUPPO DI RIFERIMENTO PER il SINDACATO”

Negli ultimi dieci anni, ma il fenomeno è iniziato molto prima, abbiamo assistito in maniera crescente a fenomeni di enorme portata quali: cambiamenti climatici, crisi globale finanziaria e dell’economia, crescita dei fenomeni di impoverimento dei lavoratori salariati (siano essi regolari o operanti nel sommerso), migrazioni di massa, in generale dal sud del mondo verso le nazioni più ricche, conflitti locali per il controllo delle risorse o per motivi religiosi o culturali.

Riteniamo che questi fenomeni derivino principalmente da un modello economico che ormai si è imposto prepotentemente come riferimento imprescindibile nella sfera politica, culturale e sociale di tutti i paesi del mondo. Un modello economico con cui un sindacato confederale deve fare i conti e che è tenuto a valutare con spirito critico.
A nostro avviso il concetto fondamentale di questo modello è il concetto di Sviluppo, nel senso di crescita della produzione.

E’ necessario mettere in discussione il modo di produrre la ricchezza e il modo in cui questa deve essere distribuita. Perché molti di questi fenomeni negativi derivano da un’ingiusta distribuzione della stessa.

Vogliamo impegnare la nostra organizzazione a discutere di alcuni argomenti: tutti fattori che coinvolgono la vita di ogni essere umano.

1)Risorse ed energia: non sono infinite, al contrario alcune di queste grandezze (acqua e terra, e la stessa biodiversità) sono già ampiamente sovrasfruttate: l'energia solare è più che abbondante (e la si può considerare infinita su tempi di scala storica), ma sottosfruttata. Il combustibili fossili sono sicuramente limitati, anche se non è certo quando giungeremo al loro esaurimento.
2)Questione climatica: la produzione di gas serra sta mettendo a rischio l'equilibrio ecologico della biosfera e con questo l'esistenza della stessa società umana. Non esiste artificio tecnologico che permetta di invertire la tendenza, ma l'unica strada è la riduzione drastica delle emissioni e quindi dei consumi di fonti di energia fossile e dei metodi di produzione che emettono gas climalteranti.
Immaginare un taglio dall’oggi al domani, sarebbe però impensabile. E’ molto più opportuno immaginare il processo come una transizione da un economia vorace di energia ricavata da fonti fossili, a un’economia che necessita di meno energia e comunque ricavata da fonti rinnovabili.
3)Metodi di produzione "di mercato" e "tradizionali": tra profitto e giustizia sociale. Il primo passo per affrontare questo tema è analizzare agricoltura, industria e trasporti, I metodi imposti dal mercato (in particolare grandi multinazionali, ma non solo) sono altamente dipendenti da un massiccio input di energia (fertilizzanti, carburanti, energia elettrica ecc.). Questo fenomeno si verifica in tutte le fasi della produzione e nella logistica. La produzione di rifiuti è essa stessa fonte di spreco energetico e di inquinamento. Al principio di questa catena vi è il settore alimentare, nel quale l'imposizione di specifiche varietà di sementi (non solo OGM) e della monocultura estensiva più che aumentare la produttività aumenta la dipendenza dei contadini dall'industria dei fertilizzanti e dei pesticidi, conducendoli a lungo andare alla perdita della indipendenza economica, all'indebitamento e spesso causando disastri sociali che sono alla base di molte crisi alimentari nel sud del mondo e di flussi migratori massicci. Questo perchè l'agricoltura industriale eradica necessariamente i metodi tradizionali di coltivazione, che a conti fatti rendono molto di più per ettaro e con minore utilizzo di energia (in forma diretta e sotto forma di prodotti chimici).
La stessa delocalizzazione industriale verso paesi emergenti e le migrazioni massicce si alimentano di questo fenomeno, paragonabile a quanto descritto per la rivoluzione industriale inglese del XIX secolo, fa leva cioè sull’espropriazione dei mezzi di sostentamento, di un ruolo e una comunità di riferimento cui sono soggetti milioni di contadini del sud del mondo, per procurarsi manodopera disposta a lavorare in condizioni massacranti e con salari miseri, in patria o tramite un’emigrazione disperata verso paesi che sembrano offrire una prospettiva migliore.
4)Ruolo degli organismi internazionali (FMI, WTO, ONU): tali metodi di produzione agricola industriale sono supportati pesantemente da WTO e FMI, anche in aperto contrasto con protocolli internazionali di protezione della biosfera patrocinati dall'ONU e con enormi ingerenze nella politica interna degli stati meno propensi ad adeguarsi.

Per questi motivi riteniamo sia necessario promuovere una serie di revisioni del nostro sistema produttivo, che invece di ridurre i posti di lavoro potrebbe al contrario crearne numerosi sia nel nostro paese che nei paesi del sud del mondo, e al contempo migliorare la qualità della vita dell'uomo. La crescita illimitata e continua non è possibile e parlare di "sviluppo sostenibile" in quest'ottica si tratta in realtà di una contraddizione in termini. E' necessario insomma cambiare atteggiamento mentale, prospettiva economica e alcune categorie di analisi (sviluppo, PIL, produzione, mercato) fino ad oggi considerate dogmi imprescindibili. Alcune misure da sostenere potrebbero essere:

a)Rinuncia progressiva dell'agricoltura industriale (e rifiuto categorico delle sementi OGM, che hanno l'unico vantaggio di rendere dei profitti a chi le commercia): divieto della brevettabilità di forme di vita o di parti di esse, anche se in presenza di combinazioni particolari e ottenute in laboratorio.
b)Introduzione dell’agricoltura integrata (c.d. "permacoltura"), con agevolazioni per le unità di produzione medio-piccole e che garantiscano una conservazione della biodiversità e la tutela del suolo.
c)Riduzione del ciclo degli alimenti e delle merci alla filiera "corta" fin dove possibile.
d)Adeguamento della rete infrastrutturale per garantire la mobilità a breve raggio, con basso consumo di combustibili fossili, sia per le persone sia per le merci, tralasciando antieconomici, devastanti e inutili progetti di trasporto come la TAV.
e)Implementazione di un piano di risparmio energetico (la migliore tonnellata di CO2 è quella mai prodotta) e transizione verso la microgenerazione energetica (è più adatta alla diffusione rapida delle energie rinnovabili, non necessita di costose infrastrutture e limita drasticamente la dispersione energetica legata alle distanze di trasporto dell'energia). Rinuncia all'uso dell'energia nucleare (una centrale nucleare nell'arco della sua vita consuma più energia di quella che produce, senza nemmeno prendere in considerazione lo smaltimento delle scorie).
g)Progressivo recupero alla collettività (commons, proprietà pubblica, ecc.) di risorse e settori di servizi: acqua, trasporti collettivi, sanità, istruzione e ricerca...

Questi sono solo alcune esempi di cosa si potrebbe mettere in pratica per dirigersi verso un’altra economia. Crediamo che immaginare il ruolo di un sindacato confederale nello scenario descritto sia non solo esercizio utile, ma necessario per affrontare la fase storica ed economica in cui siamo già entrati.

Oltre a un netto miglioramento della qualità della vita, a un probabile aumento dei posti di lavoro (metodi di produzione meno intensivi nell'uso di energia/meccanizzazione sono spesso più intensivi nell'uso della forza lavoro), tali misure tendono a rendere giustizia alle popolazioni che fino ad ora si sono sobbarcate in termini di fame, impoverimento e miseria sociale dei costi dello stile di vita di cui i paesi più "avanzati", hanno finora potuto godere. L'inversione di questa tendenza e una maggiore equita' nella distribuzione delle risorse significa dirigersi verso una soluzione complessiva dei disagi sociali su scala globale. Significa restituire diritti a coloro cui sono stati tolti. Significa rendere possibile e credibile lo sforzo di preservare la biodiversita’ che sta alla base della nostra esistenza come esseri viventi.

16° congresso: Assemblee FLC-CGIL e seggi elettorali dell'Università

COn lo spoglio di questo pomeriggio si è conclusa la prima fase congressuale della CGIL.

Il documento "I diritti e il lavoro oltre la crisi" (Epifani) ha ottenuto il 96,15% dei voti, mentre la mozione "La CGIL che vogliamo" (Moccia) ha ottenuto il 3,85%.

Risultano eletti a delegati al congresso provinciale (tutti per la mozione con primo firmatario Epifani):

Tullia Catalan
Matteo Slataper
Federica Moretto
Luca Bortolussi
Marco Chiandoni
Sergio Zilli
Sefano Beltrame

Le assemblee hanno approvato all'unanimità un emendamento al documento con primo firmatario Epifani dal titolo "Progetto paese: biodiversità, crescita, sostenibilita'"

lunedì 25 gennaio 2010

UNIVERSITÀ REGIONALI, IL CONFRONTO DEVE COINVOLGERE TUTTI

La Flc-Cgil: «Il dibattito sulla riforma non può restare confinato tra assessore e rettori»

«L’alta formazione e la creazione di un sistema universitario regionale sono un tema troppo importante per lasciarlo nelle sole mani di rettori e assessori». La Flc-Cgil interviene così nel dibattito sul disegno di legge Gelmini e sul riassetto del sistema universitario regionale.
«Il disegno di legge – scrivono in una nota il segretario regionale Natalino Giacomini e Sergio Zilli, responsabile del settore università e ricerca – offre ai due atenei della regione l’opportunità di unirsi o federarsi: per il Friuli Venezia Giulia questa potrebbe essere un’occasione per avviare una profonda riflessione sul carattere che ha contraddistinto sino ad oggi i rapporti tra le università di Trieste e di Udine, con l’obiettivo di consolidarne l’attività didattica e di ricerca in questa fase particolarmente critica della vita delle Università. Proprio per questo, però, va avviato un confronto tra tutte le parti istituzionali, culturali e sociali interessate».
Giacomini e Zilli intervengono anche sul recente bando regionale per la creazione di un “Servizio di consulenza specialistica per la costituzione di un organismo a supporto del sistema universitario”, organo che dovrebbe arrivare a gestire i fondi relativi all’alta formazione, i contributi diretti a atenei e conservatori e le risorse destinate al diritto allo studio, per un totale di circa 50 milioni di euro. «A fine dicembre – dichiarano Giacomini e Zilli – è stato annunciato un disegno di legge i cui contenuti, sosteneva l’assessore Rosolen, sarebbero stati concordati con tutti i soggetti interessati. Ma quel confronto, finora, ha interessato soltanto i rettori, mentre ne sono risultati esclusi i senati accademici, i Cda, le forze politiche e le rappresentanze sociali del territorio». Da qui la richiesta di «un’azione trasparente e non clandestina, un confronto che consenta a tutti, sindacato compreso, di poter dire la propria opinione».
Tra i temi da affrontare anche quello relativo al personale: «Le norme sul reclutamento – spiegano i due rappresentanti Flc – delineano un sistema che andrà a regime non prima di sei, sette anni, senza intervenire su una situazione contingente che vede una prolungata assenza di concorsi e determina un reale blocco del turnover fino a tutto 2011, impedendo la stabilizzazione di una grande quantità di lavoratori dell’amministrazione anche a Trieste e a Udine. Fino al pieno funzionamento della riforma, inoltre, circa un quarto degli attuali docenti andrà in pensione, mettendo le università nelle condizioni di chiudere buona parte delle proprie attività di didattica e di ricerca».
Un giudizio fortemente preoccupato, quello della Flc-Cgil, che conferma in pieno la sua contrarietà all’impianto generale del disegno di legge Gelmini: «Questa riforma, che secondo le dichiarazioni del ministro i due atenei regionali stanno addirittura anticipando con le proprie scelte, arrecherà un danno all’intero sistema dell’università e dell’alta formazione. Questo accadrà prima di tutto perché si tratta di una riforma senza oneri per le casse dello Stato, che interviene su una struttura in pesante sofferenza finanziaria. Sofferenza aggravata dai tagli di 1.500 milioni previsti per il quinquennio 2009-2013 e solo parzialmente alleviata dai trasferimenti una-tantum di 400 milioni che dovrebbero arrivare nel 2010 dai rientri per lo “scudo fiscale”». Ma la Flc contesta anche il sistema di “governante” previsto dal Ddl Gelmini, che accentra troppi poteri e competenze nelle mani dei rettori e dei Cda, indebolendo la rappresentatività degli altri soggetti, dal personale agli studenti.

Udine, 20 gennaio 2010 Ufficio stampa Cgil Fvg

mercoledì 13 gennaio 2010

Liberato Luca Tornatore. Il giudice danese: è innocente

Abbiamo seguito con apprensione la sorte del ricercatore dell'ateneo triestino Luca Tornatore, arrestato il 14 dicembre a Copenhagen con accuse gravissime e da subito dichiaratosi innocente.
Il caso è stato seguito sulla stampa locale, non mancando di scatenare gli strali di chi, di Luca Tornatore, forse non sopportava le idee, tanto da reclamare provvedimenti disciplinari da parte dell'ateneo.

Adesso il castello di carte dell'accusa è crollato, rendendo giustizia a chi, come Luca Tornatore, pur a volte nella differenza di opinioni con chi vi scrive, ha sempre dimostrato spirito democratico, capacità critiche non comuni e un senso di giustizia per chi è meno fortunato, per i diseredati, per questa Terra che è la nostra casa comune.

Oggi possiamo dire che le differenze, mai invalicabili, con Luca sono messe da parte perchè dobbiamo riabbracciare nella nostra comunità una delle sue voci importanti, che mai avremmo voluto fosse messa a tacere dietro le sbarre di qualche prigione.

Oggi è tempo di festeggiare, perchè un dialogo, mai sterile, e interrotto da quell'arresto odioso perchè non motivato, potrà riprendere con maggiore ricchezza e a vantaggio di tutti, anche di coloro che non condividono le idee di Luca.

Matteo Slataper
RSU FLC-CGIL