giovedì 18 dicembre 2008

Campagna nazionale della Cgil: "Stesso sangue. Stessi diritti"

Ha un impatto visivo e comunicativo forte la campagna di comunicazione della Cgil per dire no al razzismo e alle tendenze xenofobe che pericolosamente stanno attraversando il paese. Presentata alla stampa dal Segretario Generale Guglielmo Epifani e dalla Segretaria confederale Morena Piccinini, ha per titolo: “Stesso sangue, stessi diritti”.

Quattro ‘segni’ dell’essere uomo, uguali in tutti gli uomini, i simboli scelti: sangue, lacrime, sudore e sorriso, a testimoniare l'uguaglianza razziale e la speranza in una società interculturale e rispettosa delle differenze.

Fabio Ferri, ideatore della campagna, ha unito immagini di valore anche estetico a slogan efficaci, rovesciando l’immagine tradizionale che vuole l’immigrato “brutto sporco e cattivo”, e anzi sfumando le diversità, confondendo i piani. Rispolverando anche i luoghi comuni tante volte rivolti agli italiani: “tutti mafiosi, imbroglioni, sporchi mangiaspaghetti” e ricordando che “il razzismo è il luogo comune dove tutti gli stupidi si incontrano”.
A significare, come ha sottolineato Morena Piccinini, altrettante rivendicazioni di eguaglianza nel campo dei diritti civili e di cittadinanza; in quello del lavoro, della prevenzione e della sicurezza; nel welfare e nei diritti sociali; e anche nella legittima aspirazione di ogni essere umano alla gioia, alla felicità, al benessere.

Obiettivo della campagna è quello di rivolgersi a tutti, dalle istituzioni ad ogni singolo cittadino, per un impegno individuale contro il razzismo. Un invito ai giovani, lavoratori, pensionati e rappresentanti delle istituzioni ad impegnarsi individualmente. Perché, come ha detto Guglielmo Epifani, che ha ringraziato il Presidente della Repubblica per il suo appello a valorizzare gli immigrati, “non basta definirsi non razzisti, c’è bisogno di un’affermazione e di un impegno in positivo”.

Un messaggio, dunque, rivolto a tutti, anche al mondo del lavoro, perché ovunque si annidano tendenza xenofobe, che potrebbero accentuarsi in questa fase di crisi. Non a caso tra le proposte anticrisi della Cgil c’è la richiesta al governo di sospendere per due anni la Bossi-Fini, affinché gli immigrati non sopportino due volte il peso della recessione, prima con la possibile disoccupazione e poi con l’espulsione, con effetti oltretutto dannosi sull’economia del nostro Paese. Così come è necessario dare corso a tutte le domande che corrispondono ai requisiti richiesti e regolarizzare quelli che già lavorano in nero, in condizioni di ricattabilità e di grave sfruttamento ad opera dell’economia sommersa. Come? con percorsi di regolarizzazione del lavoro per sconfiggere la clandestinità e per rendere legale la nostra economia e sanare la nostra società.

La campagna, veicolata anche da uno spot radiofonico, si articolerà in varie iniziative sul territorio, perché possa essere “esplicita e positiva” nell'affrontare il tema dell'uguaglianza delle persone, come ha spiegato il segretario generale della Cgil. Simbolica, anche la scelta della chiusura della campagna: il 21 marzo prossimo, nella Giornata Internazionale contro il Razzismo.

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mercoledì 10 dicembre 2008

Sciopero generale di Venerdì 12 dicembre: le motivazioni

Perché lo sciopero generale?

QUADRO GENERALE

Nel 2008 la tassazione sul lavoro dipendente (diretta e indiretta) ha portato 13-14 miliardi di euro in più nelle casse dello stato (dati Agenzia delle entrate), la manovra del governo stanzia appena 2,4 miliardi a sostegno del lavoro dipendente.

La situazione è gravissima: abbiamo una previsione di almeno 700.000 posti di lavoro persi nel 2009 (almeno 350.000 già nel 2008) e sono soprattutto lavoratori precari. Precari della pubblica amministrazione e del privato, senza conntare la probabile chiusura di molte aziende.

Le politiche redistributive sono ridicole e si basano sulla detassazione dei premi di produttività, quando a parità di potere d’acquisto i salari in Italia sono calati di 150-200 euro negli ultimi 15 anni (è un’elaborazione di attivisti della CGIL dell’STAT), per effetto dell’inflazione e della politica di concertazione che ha fatto fare i sacrifici sempre ai lavoratori dipendenti e ai pensionati, rinunciando ad aumentare paghe e pensioni in maniera sufficiente per tenere dietro all’aumento del costo della vita.

In questa fase non ha aiutato l’atteggiamento dei vertici di CISL e UIL che hanno firmato contratti nazionali al ribasso come il contratto sul commercio di settembre, diversi protocolli di intesa peggiorativi come con gli artigiani, il protocollo sul pubblico impiego del 30/10 e che assieme ad altre sigle sindacali hanno accettato fumose promesse in cambio della pace sociale: CISL UIL, UGL e CONFSAL hanno infatti ritirato lo sciopero del 14 novembre. Una scelta che francamente ci lascia di stucco.
Ovviamente è necessario continuare il dialogo con tutti i soggetti sindacali, per cercare di persuaderli che affidarsi a vaghe promesse non può essere una linea politica saggia.
Dobbiamo pretendere che la nostra voce venga ascoltata e che venga data una risposta seria ai problemi del paese e dei nostri posti di lavoro.

LEGGE 133…

Tutti noi siamo ormai informati sugli effetti della legge 133: tagli a Scuola (8 miliardi), Università (1,5 mld.), Sanità (5 mld.) ed enti locali (3 mld.).

In sostanza si colpisce tutto il sistema pubblico nella sua funzione primaria, quella cioè di garantire i diritti di tutti attraverso i servizi, sostenuti dal bilancio dello stato.

Questi servizi scadranno inevitabilmente di qualità, diventeranno più cari (ad esempio reintroduzione o aumento dei ticket) oppure verranno semplicemente affidati al settore privato.
In sostanza si tratta di un attacco allo stato sociale, che è il mezzo con cui oggi si garantiscono alcuni diritti costituzionali.

Limitazione dei provvedimenti sull’evasione fiscale: è logico, se non serve più finanziare il sistema pubblico non serve nemmeno evitare l’evasione.

Intervento sulle vertenze del lavoro. In questa maniera sono saltati migliaia di ricorsi di lavoratori di tutti i settori: e il governo ha avuto la faccia tosta di dichiarare che colpiva solo quelli delle Poste. Ma anche se così fosse, questo intervento retroattivo ha negato dei diritti a migliaia di persone, e il motivo era che non si può privatizzare un’azienda che rischia di dover assumere migliaia di precari per ottemperare a delle sentenze dei tribunali.

…e LIBRO VERDE SUL LAVORO

E’ il documento scritto da Sacconi e Cicchitto, che definisce gli obbiettivi di questo governo in merito al lavoro, inteso come mercato del lavoro e diritti dei lavoratori.

In sostanza si vuole rendere il lavoratore del tutto dipendente dalle necessità dell’impresa, spogliarlo di alcune tutele fondamentali, impedendo perfino alla magistratura di intervenire nei casi più clamorosi, stabilendo che se il lavoratore ha accettato un certo tipo di contratto a perdere, quel contratto è valido, anche se è peggiorativo rispetto al contratto nazionale di riferimento.
Se passa questo progetto saremo in balìa dei datori di lavoro, ricattabili in qualsiasi momento, tanto più quanto più precarie saranno le nostre condizioni di partenza (lavoratrici madri, lavoratori a fine carriera, immigrati, disoccupati: gli esempi sono numerosissimi).

Si ipotizzano provvedimenti contro i diritti sociali e del lavoro:
malattia, si è cominciato dai dipendenti pubblici, si passerà ben presto a quelli del privato.
C’è l’intenzione di ridurre i diritti sanciti dalla legge 104, che prevede dei diritti per le famiglie che assistono a familiari disabili.
Sul diritto di sciopero, che sarà sempre più limitato nei tempi e nei modi.
Sui diritti sindacali: si vogliono tagliare diritti in merito ai permessi sindacali e ai distacchi. Chi sarà disposto a spendersi in prima persona per difendere i diritti dei lavoratori, se dovrà rimetterci ore di paga o praticamente svolgere un secondo lavoro?

Queste idee hanno forse a che vedere con la crisi?
Cosa c’è dietro?

L’unica cosa sicura è che si vogliono tutelare i diritti dell’azienda, mentre il lavoratore deve diventare una variabile dipendente dal profitto dell’azienda stessa.
Deve accettare qualsiasi condizione gli venga imposta, perché non ci sarà più un sindacato che può tutelarlo, non potrà farlo nemmeno la magistratura.

Ostacoli alla sicurezza sul lavoro: modificare la L. 81 sulla sicurezza sul lavoro, per svincolare le imprese dalle loro responsabilità, alleggerendo le pene e gli obblighi di verifica.

SOCIAL CARD

Umiliante e insufficiente (1,33 euro al giorno per i redditi inferiori a 6000 euro all’anno).
Si ritorna all’idea di beneficenza, che interviene in maniera caritatevole a posteriori e in maniera insufficiente, mentre si cancella lo stato sociale, che prevene i disagi sociali.

In generale i riferimenti di fondo si spostano da universali (diritti riconosciuti dallo stato) a riferimenti di “gruppo” o addirittura “individuali” (rispetto all’azienda, al fondo pensionistico privato, agli accordi di settore).

La stessa distribuzione dei pochi soldi previsti è fatta ad arte: sono tutti provvedimenti per il 2009, nella speranza di sopire il disagio: si risparmia sulla nostra pelle oggi, per avere un po’ di risorse domani da spendere sotto campagna elettorale.
In ogni provvedimento c’è qualche briciola destinata a mantenere il consenso, tattica intelligente, ma sbagliata perché non serve ai bisogni reali delle persone e del paese in generale.

La CGIL ha presentato una serie di proposte per evitare che la crisi colpisca i lavoratori dipendenti e i pensionati e per cercare di rilanciare l’economia in base a quello che serve al paese. Questa proposta prevede una spesa di 23 miliardi di euro in due anni.

L’interlocutore è il governo, perché solo il governo (e il parlamento) può varare le misure necessarie ad evitare il peggio, in quanto è il governo a gestire la politica economica generale.

Alcune richieste avanzate dal sindacato sono state accettate, anche grazie agli scioperi di questi mesi: è stata abolita la detassazione degli straordinari, si è prevista la rimodulazione dei mutui a tasso variabile, ma non basta.

La CGIL ha effettuato un analisi sul merito di questi provvedimenti ed ha formulato delle critiche e delle proposte di merito.
Cosa prevede la piattaforma?

1)SOSTEGNO FINANZIARIO ALL’OCCUPAZIONE,per non perdere posti di lavoro e chiudere aziende, con particolare riguardo ai precari

2)SOSTEGNO DEL REDDITO, per pensioni e salari, perché ormai questi salari e queste pensioni non bastano più. E’ necessario far ripartire la domanda interna dei consumi, e lo si può fare detassando il lavoro dipendente a partire dalla paga base.
La detassazione prevista dal governo è limitata al 2009, partirà da febbraio/marzo ed è in forma una tantum.

3)SOSTEGNO ALLE IMPRESE, ma non a pioggia, bensì sostenendo quelle imprese che innovano i prodotti, riorganizzano i cicli produttivi e che mantengono i posti di lavoro.

4)INFRASTRUTTURE. Vanno potenziate, con interventi strutturali su ferrovie, trasporti pubblici e strade, evitando però sperperi ingiustificati come il ponte di Messina, o la TAV: si ammodernino piuttosto le linee già esistenti e il parco macchine, aumentando i convogli e cercando di decongestionare il traffico su strada.

5)SONO NECESSARI 30 miliardi per il sistema di tutele sociali, dai servizi sanitari agli ammortizzatori sociali. Basti dire che per la Cassa Integrazione sono stati stanziati solo 600 milioni di euro, quando si prevede che i cassaintegrati aumenteranno nel numero e per il periodo di cassa. I 1300 euro di bonus per i precari disoccupati sono un vero e proprio schiaffo.

6)VANNO RITIRATI TUTTI I TAGLI PREVISTI PER LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE. Recuperare gli sprechi è necessario, ma le risorse così risparmiate devono essere reinvestite nel settore e non essere utilizzate per fare cassa. QUALSIASI RIFORMA IN MERITO non può essere fata a costo zero e deve essere fatta ascoltando le necessità di chi lavora nel settore e dei cittadini che sono utenti dei servizi pubblici. Quanto fatto fino ad oggi è ammantato da demagogia e punta a rendere completamente inefficiente l’amministrazione pubblica.

Queste sono le proposte della CGIL, su queste proposte il governo ha rifiutato il confronto. Ha invece convocato 36 associazioni di categoria e sindacali in un incontro di un’ora durante il quale ha illustrato i suoi provvedimenti: prendere o lasciare. Prassi adottata (quella degli incontri lampo) anche con l’università.

C’è la necessità di cambiare rotta, bisogna impegnare il governo a fare scelte più radicali e non ideologiche perché è questa la necessità del paese.

Il sistema mediatico non ci aiuta, perché è schiacciato sule posizioni del governo.

Lo sciopero del 12 dicembre non è un fine quindi, ma diventa uno strumento anche mediatico per diffondere le proposte della CGIL e per fare accettare al governo di discuterle. Su questo punto siamo appena all’inizio di un percorso di confronto con il governo.

L’adesione allo sciopero significa dare sostanza a queste proposte e tutelare la nostra condizione di lavoratori dipendenti, i nostri diritti e il futuro del paese.