lunedì 15 settembre 2008

Quando i ministeri danno i numeri...

...sotto sotto si sente puzza di bruciato.

Ed infatti puntualmente (ad Agosto) il nostro beneamato Brunetta ha dichiarato che i dati gli danno ragione: grazie ai suoi provvedimenti le assenze per malattia sono crollate (meno 9,2 % a maggio e meno 18,2% a giugno): tutti fannulloni che sono restati sul lavoro?

Al di là del ragionevole dubbio (quanti hanno deciso di andare comunque a lavorare, pur avendo effettivamente dei problemi di salute, per non perdere una fetta di stipendio?), é interessante verificare la qualità di questi dati.
Se si scava nelle fonti di queste affermazioni, emerge che esse si basano su un indagine pilota del ministero della funzione pubblica, basata su, udite, udite: 27 amministrazioni (su 9800 circa), in 20 delle quali le assenze sono risultate in calo.

Vi sembra uno scherzo? Non lo é: si vuol far bere agli italiani la storiella dell'efficacia delle norme brunetttiane basandosi sui dati di 20 amministrazioni su quasi 10.000!

Quello che é più grave é che probabilmente molti di questi "mancati assenteisti" in realtà avrebbero avuto veramente un motivo di salute per restare a casa, ma sono stati costretti a rinunciare per colpa dell'odioso ricatto della decurtazione della paga.

Quello che interesserebbe sapere é se ai parlamentari (e ministri) decurtano la paga in caso di assenza dall'aula (forse sì, ma viene spontaneo ricordare l'indecente pratica dei "pianisti", che votano per i colleghi assenti)...

...la realtà é che chi é più debole e le persone in difficoltà vengono visti come un fastidioso peso da evitare, infatti credo in questo senso si possa leggere l'intenzione di Brunetta di mettere mano alla legge 104, quella che agevola i lavoratori con familiari in gravi condizioni di salute.

Brunetta ha avuto qualche successo mediatico nel suo spargere mistificazioni, di conseguenza la nostra ministra Gelmini ha pensato che il trucchetto potesse funzionare anche per lei, e così ha candidamente dichiarato che il 93% dei fondi della scuola pubblica servono a pagare lo stipendio degli insegnanti: che i cittadini si indignino un po' con queste sanguisughe senza un briciolo di coscienza!!

Anche qui, i numeri si lasciano scrivere.
In realtà il 93% delle risorse serve per il funzionamento corrente, e solo l'80% per gli stipendi: la cifra é nella media dei paesi più avanzati, ma questo non sembra preoccupare la nostra ministra (per maggiori dati si può leggere qui): l'importante é sollevare un polverone e distogliere l'attenzione dai provvedimenti pronti ad essere varati.

Il primo é alla cronaca: reintroduzione del maestro unico alle scuole elementari (83.000 posti di lavoro in meno circa), riduzione del tempo pieno, voto in condotta, grembiule (!), e chi ne ha più ne metta. Un ritorno al passato, per risparmiare, ma soprattutto per mettere in crisi irreversibile il sistema dell'istruzione pubblica.

A seguire senza ombra di dubbio pesanti interventi sulle scuole medie inferiori e superiori: riduzione degli orari (soprattutto per l'istruzione professionale e tecnica: le scuole di serie B, dove si vuole relegare le classi meno abbienti del paese) e della durata degli studi (ma solo per gli studenti che non proseguono gli studi all'università: ancora una volta un provvedimento classista).

Qui non si parla nemmeno più di posti di lavoro e stipendi: é in gioco il futuro del paese.
E' in gioco la possibilità delle generazioni più giovani di costruirsi una vita secondo le loro inclinazioni e migliori ispirazioni.
Invece di agevolare l'accumulazione di conoscenza e di incoraggiare i giovani a osare, per seguire i propri sogni e costruire un progetto di vita soddisfacente, si vuole incatenare le generazioni future alla propria classe di appartenenza impedendo la mobilità sociale, sminuendo le capacità personale, avvilendo la speranza di poter migliorare la propria condizione sociale.

E' ora che noi lavoratori dipendenti ci svegliamo e che mandiamo un preciso segnale al governo: devono cambiare musica in fretta, non accetteremo passivamente che ci mettano in catene!

Matteo Slataper
RSU FLC-CGIL

Nessun commento: